Ritmo con Segni: Un laboratorio inclusivo per musicisti con disabilità visiva

Il 28 settembre a Padova si terrà un laboratorio di Ritmo con Segni, un metodo di direzione musicale accessibile per musicisti ciechi e ipovedenti. Il progetto mira a promuovere l’inclusione, permettendo loro di dirigere performance collettive

Il 28 settembre si terrà presso la sede di Padova dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (UICI) un evento speciale: un laboratorio di Ritmo con Segni, un metodo innovativo di direzione musicale pensato per musicisti non vedenti o ipovedenti. Questa iniziativa si presenta come una sfida e un’opportunità straordinaria per dimostrare che la musica, con la sua natura inclusiva, è capace di superare ogni barriera sensoriale.

Che cos’è il Ritmo con Segni?

Il metodo del Ritmo con Segni nasce in Argentina all’inizio degli anni 2000, grazie al musicista e compositore Santiago Vázquez. Si tratta di un sistema di direzione musicale basato su una serie di segni gestuali che permettono ai musicisti di comunicare e coordinarsi in tempo reale. Il direttore, attraverso un insieme di movimenti del corpo, espressioni facciali e segnali manuali, può indicare variazioni di ritmo, timbro, intensità e dinamica. Ciò crea una sorta di dialogo improvvisato tra i musicisti che, grazie a questo codice visivo, possono collaborare in modo fluido e intuitivo per creare musica in modo collettivo.

Questo metodo ha avuto una rapida diffusione a livello globale, grazie alla sua versatilità e alla capacità di adattarsi a diversi contesti musicali, dal jazz alla musica contemporanea, fino all’improvvisazione libera. Ritmo con Segni viene spesso utilizzato in ambienti educativi e in situazioni di collaborazione tra musicisti di varia provenienza e abilità, ed è particolarmente efficace nella promozione dell’inclusione, poiché permette a ogni partecipante di avere un ruolo attivo e creativo nella performance.

Una sfida inclusiva: la nascita del progetto per i musicisti ciechi e ipovedenti

L’idea di estendere il Ritmo con Segni ai musicisti con disabilità visiva è nata da un dialogo tra chi scrive e l’amica e collega Sofia Marzolo, con l’appoggio di Gonzalo Teijeiro, il primo direttore di Ritmo con Segni in Italia, e Michele Braguti, direttore della Combo Suonda. Insieme hanno visto nel metodo una grande opportunità per esplorare nuove strade di inclusione nel mondo musicale, e così è nata l’idea di proporre il laboratorio nella sede di Padova dell’UICI.

Il progetto ha un obiettivo ambizioso: permettere a musicisti ciechi e ipovedenti non solo di partecipare attivamente al processo musicale tramite il Ritmo con Segni, ma anche di utilizzarlo per dirigere un ensemble di musicisti vedenti. In questo modo si cerca di dimostrare che la musica, in quanto linguaggio universale, può davvero essere resa accessibile a tutti, abbattendo le barriere visive e permettendo a musicisti non vedenti di prendere le redini della direzione musicale.

Il Ritmo con Segni offre infatti la possibilità di integrare diversi tipi di segnalazioni sensoriali, come vibrazioni o suoni, per facilitare la comunicazione anche senza la vista. Questo tipo di adattamento permette ai musicisti ciechi di orientarsi nello spazio e coordinarsi con il gruppo, favorendo così la loro partecipazione attiva e la possibilità di esprimersi in un contesto di improvvisazione musicale.

Ritmo con Segni
Il musicista argentino Santiago Vázquez, iniziatore del metodo di direzione musicale “Ritmo con Segni”

Il programma del laboratorio: esplorare nuovi orizzonti musicali

Il laboratorio del 28 settembre sarà strutturato in tre momenti principali, ciascuno dei quali offrirà ai partecipanti la possibilità di conoscere e sperimentare il metodo.

  • 1. Introduzione al Ritmo con Segni: Una sessione iniziale teorica che offrirà una panoramica sui principi di questo metodo innovativo, spiegando l’origine del sistema e come viene utilizzato per dirigere un gruppo di musicisti. Durante questa fase, saranno presentate anche dimostrazioni pratiche per mostrare come i segni gestuali possono essere tradotti in variazioni musicali.
  • 2. Apprendimento dei segni principali: Questa fase sarà dedicata alla pratica. I partecipanti impareranno i gesti fondamentali del Ritmo con Segni, coinvolgendo il corpo e lo spazio in un’esperienza immersiva. I musicisti saranno guidati nel comprendere come i segni possono essere usati per indicare cambiamenti di ritmo, dinamica e struttura musicale.
  • 3. Pratica attiva: Nel momento culminante del laboratorio, i partecipanti avranno l’opportunità di mettere in pratica quanto appreso, dirigendo un ensemble di musicisti. Questa fase sarà particolarmente emozionante, poiché darà ai musicisti ciechi e ipovedenti la possibilità di sperimentare la direzione musicale, dimostrando che il Ritmo con Segni può essere uno strumento inclusivo e adattabile.
Un futuro di inclusione musicale

L’iniziativa si rivolge in particolare a musicisti con una conoscenza musicale di base, ma è aperta anche a neofiti e curiosi interessati alla musica e all’improvvisazione. Data la sua importanza, c’è la speranza che questo progetto possa essere replicato in altre città italiane, portando così il Ritmo con Segni a un numero sempre maggiore di musicisti con disabilità visiva.

Il Ritmo con Segni dimostra che la musica non ha confini e che può diventare uno strumento potente di integrazione sociale. Grazie a questo metodo, musicisti ciechi e ipovedenti possono non solo partecipare attivamente a performance musicali, ma anche assumere ruoli di leadership, dirigendo gruppi e creando musica in maniera collettiva. In un mondo in cui la creatività può spesso essere limitata da barriere fisiche o sensoriali, questo progetto rappresenta un esempio concreto di come tali ostacoli possano essere superati attraverso l’innovazione e l’inclusione.

Il laboratorio del 28 settembre sarà un’importante tappa in questo percorso, e potrebbe aprire la strada a ulteriori sviluppi nel mondo della musica per persone con disabilità. L’arte e la creatività, infatti, non conoscono limiti: come sempre, la musica ci insegna che è possibile creare nuove forme di espressione, anche dove meno ce lo aspettiamo.

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