Parole di Carta: Oltre il limite, ma non a ogni costo

Se c’è un problema, c’è la sua soluzione – Rubrica a cura di Antonella Carta – Insegnante/Scrittrice – Questa rubrica si propone di passare in rassegna alcune delle piccole-grandi difficoltà del quotidiano di persone con disabilità e, anche con la collaborazione di chi ci è già passato, proporre una strada, senza la pretesa che sia la soluzione
Il concetto di “limite” nell’immaginario comune assume in genere una valenza negativa e viene associato all’idea di ostacolo, percepito come una barriera oltre la quale non si riesce ad andare.

Esistono limiti oggettivi, come ad esempio alcuni deficit fisici, e limiti mentali o emotivi.

La dottoressa Arianna Ranauro, psicologa, psicoterapeuta ed esperta in percorsi di sostegno alla genitorialità, attraverso una metafora efficace spiega come vivere male le proprie difficoltà possa portare a conseguenze spiacevoli.

E’ un po’ come rimanere aggrappati al cancello di una prigione e vedere solo ciò che c’è oltre – afferma – Il paziente che, ad esempio, sa di essere in procinto di perdere una funzione importante come la vista o la motilità, comincia a pensare ossessivamente a tutte le cose che non potrà più fare e a ciò che non potrà più essere.

Nel difficile cammino verso l’accettazione di quanto sta per accadere o è già accaduto, ci si trincera dietro lo schermo di quello specifico limite a detrimento della qualità della vita, e si dimentica che, anche riuscendo a superarlo o a spostarne i confini quel tanto che serve a poter vivere un po’ meglio il nuovo quotidiano, rimarrebbero comunque aspetti da sistemare del proprio modo d’essere o del contesto.

Quale può essere quindi l’atteggiamento più costruttivo davanti agli ostacoli più o meno imprevedibili che si possono incontrare nel proprio cammino? Come evitare di rimanere ingabbiati?

IL CONSIGLIO

La dottoressa Ranauro a tal proposito sostiene che il limite psicologico-emotivo è spesso solo una spia di qualcosa che abbiamo cercato di superare forzando.

Un po’ come quando si ha l’affanno perché si è corso troppo, oltre la nostra capacità di resistenza. Il disagio è invece spesso solo l’indizio del nostro limite vero, quindi occorre innanzitutto fermarsi a cercare quest’ultimo e provare ad accettarlo, considerarlo come un confine che ci definisce e dice ciò che siamo e ciò che non siamo. Il limite in sé è qualcosa di costitutivo dell’essere, della natura in generale e non solo dell’uomo e di esso non possiamo fare a meno, anche perché in molti casi provare a superarlo è uno stimolo alla crescita personale.

Limite vignetta peanuts

Ma come capire quindi quando è il caso di accettarlo e quando invece è opportuno reagire e tentare di andare oltre l’ostacolo?

La risposta non è semplice – afferma la dottoressa – Se il limite fisico oggettivo va sicuramente accettato cercando di trovare soluzioni d’appoggio per affrontare meglio possibile la quotidianità, per quanto riguarda i limiti soggettivi, come ad esempio quelli psicologici, il discorso si complica. Come suggerivo, è indispensabile imparare innanzitutto a conoscerli e a riconoscerli, individuare la vera causa del disagio interiore.

Fatto ciò, non bisogna pensare di dovere a tutti i costi abbatterla cancellandola definitivamente. Spesso il limite non scompare ma si sposta perché accade qualcosa a livello emotivo, a prescindere dalla ragione. Al contrario, è facile che sforzandosi di riflettere troppo sullo stesso problema si finisca col non vedere più chiaramente una possibile soluzione.

Come tra gli estremi di un intervallo numerico qualunque in cui è compreso un numero infinito di cifre, anche dentro qualsiasi limite ci sono numerose possibilità intermedie.
A rimanere aggrappati al cancello con lo sguardo fisso oltre, invece, si finisce col trascurare che al di qua di esso c’è tanto da esplorare e valorizzare.

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