Cari lettori, di quando in quando vi scrivo direttamente e di solito lo faccio per annunciarvi qualche novità o per introdurre qualche argomento che mi sta particolarmente a cuore. Anche stavolta è così: da oggi prende parte sul blog lo spazio “CAP 90036” dedicato alle vostre “lettere“. Già da qualche tempo avevo pensato a questa possibilità e adesso mi è sembrato il momento giusto per iniziare a pubblicare le vostre storie o riflessioni.
La lettera di oggi arriva da Rita che propone, a mio avviso, una interessante riflessione sulla efficacia della 68/99, la legge che regolamenta il lavoro per le persone con disabilità. Nella fattispecie la preclusa possibilità, a chi già occupato e iscritto alle categorie protette, di partecipare ai concorsi pubblici.
“Mia figlia ha la sclerosi multipla ed è iscritta alla lista delle categorie protette all’art. 8.
Ho scritto al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali perché ritengo che vada cambiato qualcosa in questa Legge e più precisamente la possibilità di far partecipare a concorsi pubblici per categorie protette anche ii soggetti iscritti già con occupazione, per poter avere le stesse opportunità di chi non ha disabilità.
La Legge preclude ad un lavoratore di migliorare le sue condizioni di vita. Non sempre il lavoro per chi è disabile è quello giusto per lui. Mia figlia lavora a 30 km da casa e part-time e come tutti aspira ad un lavoro più tranquillo, full time e vicino a casa. Ci sono stati concorsi e siccome lavora non ha potuto farli. Li può fare normalmente come chiunque, ma allora a cosa serve essere iscritti alle categorie protette?
Mi sembra una discriminazione anche se capisco perché è stata fatta. Ma se lascia un lavoro per un altro ritenuto migliore, lascia comunque il suo posto ad un altro e quindi non vedo problemi di occupazione in tal senso. Vedo solo che una volta trovato un posto, nel suo caso privato, non può fare concorsi a lei dedicati solo perché già lavora. Dove sono le politiche sociali in tal senso? Dove le Pari Opportunità?
La Costituzione : Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Mi sembra che la Legge sia in contrasto con questo articolo. Perché ho scritto a voi? Perché vorrei non essere sola a scrivere ai Ministeri e poter far qualcosa in modo che questa Legge possa essere cambiata a favore di tutti gli iscritti alle categorie protette, perché tutti ne trarrebbero beneficio.”
Mi sembra che le istanze che ci sottopone Rita siano condivisibili e rilanciamo a tutti gli interessati questa riflessione e l’invito a far sentire la propria voce alle Istituzioni così come chiede e sollecita Rita.
Per le vostre lettere a CAP 90036 scrivete a lavoriamoinsiemeblog@gmail.com o la sezione “Contatti” del blog. Grazie.