Un’auto a misura dei (quasi tutti) disabili grazie alla tecnologia adattativa

L’iniziativa è dell’Associazione disabili bergamaschi in collaborazione con il Club Clay Regazzoni. Un’auto per aiutare le persone con difficoltà motorie che vogliono imparare a guidare o ricominciare a farlo

Ma i disabili possono guidare? La risposta è sì. Aggirato questo primo ostacolo (che è quasi un pregiudizio) la domanda che viene spontaneo porsi è: come fanno concretamente? A dissipare questi dubbi ci pensa in modo molto schietto Claudio Tombolini, presidente dell’Associazione disabili bergamaschi, romano d’origine e bergamasco d’adozione che convive con una disabilità da quando aveva sei anni e si muove con l’ausilio di una sedia a ruote.

La nostra è un’associazione che fornisce servizi alle persone e negli anni ci siamo accorti che quello che andavamo ad offrire era un sostegno mancante di qualcosa, sia a Bergamo che in provincia: la possibilità per i disabili di avere un’auto che è possibile guidare. Questo progetto si basa molto semplicemente su un principio di utilità. Abbiamo acquistato una vettura e l’abbiamo multi-adattata. Le persone con disabilità motorie ed handicap possono guidare, installando dei dispositivi”.

Da qui nasce l’idea di un’automobile per disabili: “La sua peculiarità risiede proprio nel fatto che l’autovettura permette di montare e smontare molto velocemente i vari dispositivi che si adattano alle varie disabilità. Ovviamente questa affermazione non deve essere presa alla lettera o in senso assoluto, perché quando ci sono disabilità importanti come una tetraplegia grave che prevedono l’utilizzo di un joystick montato sul veicolo, in quel caso sono necessari dei mezzi di locomozione specifici, perché ovviamente il joystick non si monta sulle autovetture”.

Insomma, com’è ovvio che sia, un veicolo per disabili ma non per tutti: “Diciamo che si tratta di una macchina che è compatibile con il 90% dei dispositivi adattativi. Questo perché ogni disabilità è diversa e la stessa patologia può avere conseguenze che variano da persona a persona”. Il veicolo è messo a disposizione ad uso gratuito delle persone con disabilità che intendono prendere la patente di guida.

Ma come si stabilisce l’idoneità alla guida? In altre parole chi può usare la macchina e chi no?

L’idoneità alla guida, in questi casi specifici, viene stabilità da una commissione medica che opera a livello locale. Solitamente è composta da un fisiatra, da altri medici specialistici e poi da un ingegnere della motorizzazione. In base alla loro valutazione viene rilasciato un certificato che specifica il tipo di dispositivo da montare sulla macchina”.

A quel punto il problema principale è che le scuole guida non dispongono di macchine multi-adattate. Il numero di persone che necessitano di un veicolo del genere in proporzione sono pochissime. Quindi una volta ottenuto il certificato che sancisce l’idoneità alla guida, la persona interessata deve prima acquistare l’autovettura. Solo dopo montare il dispositivo e fare poi le guide col veicolo di sua proprietà.

È proprio in questa fase che interviene l’associazione che con questa automobile vuole colmare quello che è a tutti gli effetti un vuoto assistenziale: “Il nostro obiettivo è di consentire a queste persone di disporre di una vettura che permetta loro di fare tranquillamente le lezioni di guida e solo successivamente, una volta ottenuta la patente, acquistare la macchina che più preferiscono o di cui hanno bisogno in base al dispositivo da montare stabilito dalla valutazione medica”.

Il veicolo può anche essere richiesto in prestito anche nel caso i soggetti che dispongono già di un’automobile “speciale” e abbiano la necessità di ripararla o revisionarla: “Naturalmente anche le macchine su cui si montano le tecnologie adattative possono subire dei guasti, ma se l’auto rimane ferma per due o tre giorni in officina, questo si trasforma in un vero e proprio disagio per una persona disabile che rischia di rimanere bloccata o di dover dipendere dagli altri”.

L’ Associazione é inoltre di supporto all’Unita Spinale dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo al centro di riabilitazione di Mozzo in cui arrivano persone che subiscono lesioni midollari o altri incidenti gravi:

Uno dei motivi principali che ci ha spinto ad avviare un progetto del genere é anche quello di intervenire in queste situazioni nelle quali ci sono per la maggior parte pazienti che hanno la patente e guidano, ma hanno la necessita di tramutare l’auto in una versione, diciamo cosi, speciale. Dunque, prima di avviare tutto l’iter, noi diamo a queste persone la macchina durante la degenza ospedaliera, cosi anche mentre sono ricoverate, possono prendere dei permessi di un’ora o due e imparare ‘a guidare di nuovo’. In questo modo quando vengono dimessi dal centro
sono gia in grado di mettersi al volante”.

Claudio Tombolini mi trasmette l’impressione di una persona estremamente pragmatica e diretta che incarna molto bene quello che dovrebbe essere il modo più giusto per affrontare le difficoltà e le problematiche legate al mondo della disabilità. L’obiettivo dell’associazione non è infatti quello di aggirare gli ostacoli ma di partire dal loro riconoscimento per cercare di trovare una soluzione che si traduca in un utile concreto, tangibile, per le persone disabili, come nel caso di quest’auto che, lo ricordiamo, è stata acquistata tramite il contributo di diverse organizzazioni no-profit che operano nel campo della disabilità.

Sono diventato presidente dell’Associazione disabili bergamaschi una decina di anni fa e insieme a Mauro Foppa, che è un altro ragazzo disabile, e ad altre due persone, ho fondato la Bergamo Special Sport. Noi provenivamo dalla polisportiva handicappati che si era sciolta, quindi il nostro obiettivo era quello di ricostituire la squadra di basket di cui ho fatto parte sia come allenatore che come giocatore. Poi col tempo la SBS è diventata una realtà più grande che include diverse discipline sportive e che ancora oggi riesce a ottenere degli ottimi risultati in termini sportivi. L’ADB come la SBS pratica sport-terapia e la maggior parte degli operatori che fanno attività sportiva terapeutica a Mozzo sono persone che militano o hanno militato nella SBS. Diciamo che c’è un filo diretto che ci unisce”.

La mission dell’associazione è quella di sostenere l’autonomia delle persone con disabilità. Garantendo sia ai disabili che alle loro famiglie un ausilio in termini materiali e un supporto a livello psicologico. In linea con questi principi, l’automobile è pensata per essere utilizzata in modo totalmente autonomo: “Il presupposto è che una persona con disabilità che guida ha un margine di autonomia per salire e scendere dalla macchina, per tirare su la carrozzina e riporla in auto. Una situazione che riguarda anche chi cammina utilizzando un deambulatore o un bastone”.

Claudio Tombolini ha 59 anni (di cui 53 da paraplegico), uno spiccato accento romano e non ha esitazioni nella voce quando mi racconta che la sua disabilità è stata causata da uno scontro con un’auto che lo ha investito mentre attraversava sulle strisce pedonali, quando era solo un bambino di sei. “Nella vita non mi sono mai dato per vinto, ho sempre fatto sport, ho partecipato a due paralimpiadi, ho conquistato due scudetti e un campionato del mondo e sono fermamente convinto del fatto che lo sport si sia una terapia sia fisica che mentale”.

L’atteggiamento è quello di chi non accetta favoritismi e non chiede sconti, nemmeno di fronte alla disabilità: “se una persona disabile riesce ad usufruire di un servizio in modo ottimale, senza incontrare ostacoli, è giusto che anche questa dia il suo contributo. Ma perché ciò possa accadere è chiaro che bisogna creare le condizioni, spianare la strada. È solo facendo così che si restituisce dignità alle persone ed è proprio questo che vogliamo fare noi con la nostra attività da oltre trent’anni”.

L’auto è stata presentata in Piazza Matteotti a Bergamo il 25 settembre. “Questi eventi sono fondamentali per noi, anche per consentire alle persone di prendere coscienza di quello che fa l’Associazione e di quanto nel mondo dell’associazionismo solidale anche un singolo contributo possa fare la differenza”.

(ecodibergamo.it)

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