Sabato scorso (19 dicembre) ho assistito all’ultima puntata del 2015 della trasmissione TvTalk (nota trasmissione che analizza settimanalmente i programmi TV) trasmessa su RaiTre all’interno della quale tra i vari argomenti trattati si è parlato, nella settimana dedicata alla raccolta fondi e alla sensibilizzazione per Telethon, di come viene rappresentato il tema della disabilità in tv.
Da che io ricordi più e più volte è stato affrontato il tema della disabilità in tv ma raramente è stata data giusta rappresentanza.
Da questo punto di vista il talk show di sabato si è distinto. Non tanto per i concetti affrontati ma sicuramente per come sono stati affrontati.
Si è creato un luogo dove per una volta la cultura della disabilità ha trovato spazio e la condizione di disabilità si è potuta manifestare per quella che è, nella sua complessità.
Erano presenti in studio, oltre al conduttore del programma Max Bernardini, ospiti quali Giusy Versace (nota atleta parolimpica e conduttrice tv), Barbara Serra (corrispondente da Londra di Al Jazeera), Simonetta Agnello Hornby (scrittrice e avvocata siciliana), Roberto Speziali (presidente ANFFAS) e Lella Costa (nota attrice e opinionista x TvTalk).
“Il modo in cui la disabilità viene rappresentata sui media dipende da chi i media li fa, dipende dal taglio che si vuol dare” ha risposto Giusy Versace al conduttore a proposito della sua partecipazione a Ballando con le Stelle se questa potesse essere equivocata o percepita come spettacolarizzazione della disabilità. Niente più pietismo e sensazionalismo in tv il concetto che è stato evidenziato.
Attraverso le domande dei giovani analisti presenti in studio e all’intervento di Simonetta Agnello Hornby si è parlato anche della cattiveria della persona con disabilità che, essendo esattamente una persona come tutte le altre, può anche commettere cattive azioni o addirittura reati.
Questa parte mi ha colpito perché ho da sempre sostenuto questo concetto e il fatto che la persona abbia una disabilità, più o meno grave che sia, non deve santificarla agli occhi degli altri. Se una persona con disabilità commette un reato è reo come tutti agli occhi della legge.
Interessante e ricco di spunti poi il collegamento con Barbara Serra, la quale ha raccontato di come la Bbc abbia una quota riservata di posti di lavoro dedicati alle persone con disabilità, dietro e davanti alle telecamere. Ha ricordato l’esempio di Gary O’Donoghue, inviato negli Stati Uniti quando ci fu l’uragano Katrina e oggi corrispondente da Washington, che è un reporter totalmente cieco.
Simonetta Agnello Hornby, che è nota al pubblico di RaiTre da quando viene trasmesso Io&George (docufilm che racconta il viaggio dall’Inghilterra all’Italia percorsa in varie tappe) che ha compiuto insieme al figlio George, ha descritto anche la differenza di approccio tra italiani e inglesi e che in fondo non c’è molta differenza quando ci si trova di fronte all’ignoranza e alla freddezza della gente che “non è cattiva ma che dev’essere educata”.
Roberto Speziali ha invece tenuto (anche per il ruolo che svolge) un ruolo più istituzionale, parlando di cultura dei diritti (parola questa, cultura, che dovrebbe essere sempre presente quando si parla di disabilità). Ha anche ricordato il caro e apprezzatissimo Franco Bomprezzi (scomparso proprio un anno fa di questi giorni) introducendo così il tema dell’ironia, dell’autoironia e del sarcasmo (tema caro a Franco) dando così assist di intervenire a Lella Costa, che di Franco era molto amica come lei stessa ha ricordato, in maniera molto spassosa ma altrettanto intelligente.
Che dire in conclusione, sicuramente una buona pagina di televisione, soprattutto del servizio pubblico, speriamo sempre più frequente e sempre più all’altezza del tema della disabilità, con le persone con disabilità sempre più presenti, che ha necessità di essere rappresentata per la sua cultura e non come spettacolo per fare audience.