Sulla scia di #toylikeme, la campagna di sensibilizzazione riguardante i bambini diversamente abili che sta raccogliendo adesioni in tutto il mondo, l’azienda inglese Makies ha rilasciato la prima linea di bambole con disabilità. I giocattoli sono costruiti sulla base di fotografie di bambini e bambine caricate sul sito www.mymakie.com dai genitori. Gli ausili, come protesi, sedie a rotelle, pompe per insulina e apparecchi acustici, sono stampati in 3D e rendono le bambole estremamente realistiche.
L’obiettivo di #toylikeme è quello di vedere rappresentati i 150 milioni di bambini disabili che ci sono al mondo, grandi assenti nell’industria del giocattolo. L’uscita delle Makies ha però scatenato il dibattito sul web tra chi le giudica un buono strumento di inclusione e chi invece vede l’intera campagna come un tentativo di strumentalizzazione della disabilità che rischia di rendere i bambini vittime di pietismo. “Vogliamo che i nostri figli possano giocare con giocattoli che davvero li rappresentino, senza che si sentano obbligati a corrispondere a modelli di bellezza e perfezione imposti dalle industrie del giocattolo”, rispondono gli aderenti alla campagna che a un anno dal suo lancio formano una community di più di 50.000 persone. In questa gallery abbiamo raccolto i traguardi finora raggiunti da questi genitori a partire dalla novità delle bambole Makies, passando all’accordo con la nota PlayMobil fino a giungere agli inizi della campagna in cui i genitori postavano sui social le foto dei giocattoli da loro modificati per far sì che i propri figli potessero identificarsi davvero con i propri compagni di giochi senza sentirsi diversi o mancanti di qualcosa.
(repubblica.it)