Rigivan Ganeshamoorthy: “Noi disabili? Ci disprezzano per qualcosa che non abbiamo scelto.”

Rigivan Ganeshamoorthy, atleta paralimpico affetto dalla sindrome di Guillain-Barré, ha vinto l’oro nel lancio del disco alle Paralimpiadi di Parigi. Oltre a combattere la malattia, affronta discriminazione e razzismo, ma continua a promuovere l’inclusione e la parità.

Rigivan Ganeshamoorthy è un nome che ha conquistato l’attenzione dell’Italia e del mondo. Questo giovane atleta, affetto dalla sindrome di Guillain-Barré, ha sfidato le probabilità e ha vinto la medaglia d’oro nel lancio del disco F52 alle Paralimpiadi di Parigi. Non solo ha vinto l’oro, ma ha anche infranto tre record mondiali, un risultato che sarebbe stato impensabile per molti, ma non per Rigivan. La sua storia è una testimonianza di determinazione, coraggio e resilienza.

La sindrome di Guillain-Barré (GBS) è una malattia rara che colpisce il sistema nervoso periferico. È una condizione autoimmune in cui il sistema immunitario del corpo attacca erroneamente i nervi, causando debolezza muscolare e, nei casi più gravi, paralisi. La causa esatta della GBS non è nota, ma spesso si manifesta dopo un’infezione virale o batterica. I sintomi iniziano generalmente con debolezza e formicolio nelle gambe, che si diffondono rapidamente al resto del corpo. In alcuni casi, la malattia può progredire rapidamente, portando a una paralisi quasi totale.

La maggior parte delle persone con GBS, fortunatamente, si riprende con il trattamento, ma il processo di recupero può essere lungo e difficile. Rigivan è una di quelle persone che ha combattuto e continua a combattere contro questa malattia debilitante. La sua esperienza con la GBS lo ha trasformato non solo fisicamente, ma anche mentalmente e spiritualmente. “Lo sport per me è stata una rinascita,” ha detto in una recente intervista a *La Stampa*. “Mi ha dato la possibilità di non pensare a cose negative.”

Nonostante i suoi successi straordinari, Rigivan Ganeshamoorthy ha dovuto affrontare non solo la sfida della malattia, ma anche la discriminazione e il razzismo. “Ci disprezzano per qualcosa che non abbiamo scelto,” ha detto con amarezza. Rigivan è originario dello Sri Lanka, ma è cresciuto in Italia, un paese che ha imparato ad amare nonostante le difficoltà. Tuttavia, il colore della sua pelle lo ha reso bersaglio di pregiudizi e discriminazioni, soprattutto dopo aver raggiunto la fama. “Gli ignoranti sono loro, a me scivola addosso,” ha detto, mostrando una forza d’animo che molti potrebbero solo invidiare.

La sua esperienza di discriminazione non è purtroppo unica. In Italia, come in molti altri paesi, le persone con disabilità affrontano ancora numerose barriere, non solo fisiche ma anche sociali. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), le persone con disabilità in Italia sperimentano livelli significativamente più alti di esclusione sociale e discriminazione rispetto alla popolazione generale. Questo è particolarmente vero per le persone con disabilità che appartengono a minoranze etniche o razziali, come Rigivan.

Rigivan Ganeshamoorthy

Rigivan Ganeshamoorthy è sempre stato una persona riservata, preferendo concentrarsi sullo sport piuttosto che cercare la notorietà. Tuttavia, dopo la sua vittoria alle Paralimpiadi, si è trovato al centro dell’attenzione mediatica. “Mi ritrovo travolto da questa onda, con tutte queste interviste,” ha confessato. “Ma alla fine, anche su consiglio di altri atleti, mi sono buttato, seppur con un po’ di disagio.”

La sua famiglia, che ha sempre sostenuto Rigivan, avrebbe voluto raggiungerlo a Parigi per assistere alla sua vittoria. Tuttavia, il padre, che lavora in un cantiere navale a Fiumicino, non ha ottenuto il permesso necessario. “Mi hanno seguito da casa e a me basta quello,” ha detto Rigivan, dimostrando ancora una volta la sua umiltà e la sua gratitudine per il sostegno che riceve dai suoi cari.

Rigivan è consapevole delle sfide che affrontano le persone con disabilità. “Io certe cose le ho vissute sulla mia pelle,” ha detto, riferendosi alle difficoltà quotidiane che devono affrontare le persone con disabilità in Italia. Quando era ricoverato per la GBS, ha avuto l’opportunità di conoscere altre persone nella sua stessa situazione, non solo pazienti ma anche le loro famiglie. “Sono persone che purtroppo non hanno amicizie,” ha spiegato. “Veniamo disprezzati perché c’è chi è su una carrozzella o chi magari ha il catetere con la sacca delle urine. Siamo come tutti gli altri, però veniamo discriminati per una disabilità che non abbiamo voluto. Ce la siamo ritrovata e ce la teniamo.

”Queste parole riflettono una realtà spesso ignorata o sottovalutata. Nonostante i progressi fatti negli ultimi anni in termini di diritti delle persone con disabilità, l’inclusione reale è ancora lontana dall’essere raggiunta. Rigivan, con la sua voce forte e chiara, sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su queste tematiche, utilizzando la sua esperienza personale per mettere in luce le difficoltà che devono affrontare quotidianamente le persone con disabilità.

Per Rigivan, la medaglia d’oro che ha vinto alle Paralimpiadi è molto più di un semplice trofeo. “Porterò la medaglia, farò sentire il peso e il significato per far capire quello che volevo dire,” ha detto. Per lui, lo sport non è solo una competizione, ma un mezzo per riabilitare le persone, per dare loro un senso di scopo e di realizzazione. “Lo sport riabilita le persone. Ti appaga. Per questo ho dedicato l’oro agli altri. Io ho fatto solo l’atleta, ma dietro di me ci sono state molte persone che mi hanno assistito, mi hanno aiutato e hanno creduto in me. E questa vittoria è per loro.”

Il suo messaggio è chiaro: la vittoria non è mai il risultato di un solo individuo, ma di una comunità intera che sostiene e crede in quella persona. Questo è particolarmente vero nello sport paralimpico, dove gli atleti spesso dipendono dal supporto di un team di allenatori, medici, familiari e amici per raggiungere i loro obiettivi.

Oltre alla sua vittoria, Rigivan Ganeshamoorthy ha ricevuto moltissimi messaggi di sostegno e ammirazione da parte di persone di tutto il mondo. Uno di questi messaggi proveniva da una ragazza straniera, anche lei affetta dalla sindrome di Guillain-Barré. “Mi ha scritto spiegandomi che non riesce a fare nulla. Le ho consigliato di buttarsi, di fare quello che vuole e non pensare al rischio di fallire. Alzarsi la mattina, mangiare e lavarsi i denti è già una vittoria. Ce ne sono tanti che non possono fare nemmeno quello.

“Questo semplice consiglio riassume perfettamente la filosofia di vita di Rigivan: vivere ogni giorno come una vittoria, nonostante le difficoltà e le sfide. Il suo messaggio è un invito a non arrendersi mai, a continuare a lottare, anche quando la strada sembra impossibile da percorrere.

Rigivan Ganeshamoorthy crede fermamente nell’inclusione e nella parità tra persone con disabilità e persone normodotate. “Noi disabili possiamo essere alla pari con i normodotati e non dobbiamo venire discriminati perché possiamo fare le loro stesse cose. Ovviamente con un po’ di difficoltà. Però siamo sullo stesso livello. “Tuttavia, riconosce che ci sono ancora molti ostacoli da superare. In Italia, l’inclusione delle persone con disabilità nello sport è migliorata, ma ci sono ancora molte lacune.

Rigivan fa l’esempio di un suo amico cieco, Niccolò, che vive a Focene, un piccolo centro vicino a Roma. “Deve ogni volta farsi una sessantina di chilometri per allenarsi. O mancano gli impianti o quelli esistenti sono difficilmente raggiungibili.”Questa testimonianza sottolinea l’importanza di investire nelle infrastrutture sportive e di rendere lo sport accessibile a tutti, indipendentemente dalle loro capacità fisiche o dalla loro posizione geografica. L’inclusione, infatti, non riguarda solo l’eliminazione delle barriere fisiche, ma anche la creazione di opportunità uguali per tutti.

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