
Se c’è un problema, c’è la sua soluzione
Rubrica a cura di Antonella Carta – Insegnante/Scrittrice
Questa rubrica si propone di passare in rassegna alcune delle piccole-grandi difficoltà del quotidiano di persone con disabilità e, anche con la collaborazione di chi ci è già passato, proporre una strada, senza la pretesa che sia la soluzione.
Ciò che cerchiamo sono risposte semplici, trovate che qualche volta per qualcuno hanno funzionato e che, magari, possono essere come una carezza nelle giornate di un genitore che si trova ad affrontare proprio quel problema e non sa come uscirne.
Lasciamo agli esperti del settore l’onere di offrire consigli tecnici, com’è giusto che sia, e qui facciamo quattro chiacchiere tra amici, amici che parlano di ciò che conoscono, per averlo vissuto in prima persona.
Non è facile lavorare con alunni iperattivi, sempre in perenne movimento senza uno scopo, a danno della capacità attentiva che si riduce in misura inversamente proporzionale alla loro frenesia motoria.
La maestra Gabriella Santonocito dell’Istituto comprensivo Italo Calvino di Catania, con anni di esperienza come insegnante, a lungo anche di sostegno, ci aiuta ad iniziare il percorso raccontandoci di come abbia imparato a catturare l’attenzione di bimbi iperattivi che si opponevano a qualunque tipo di apprendimento tradizionale.
IL CONSIGLIO
“A mio avviso, solo con attività catartiche si riesce a ridimensionare la proliferazione disordinata dei gesti tipica di questi alunni – afferma Gabriella – Mi riferisco ad attività manipolative ricreative e, quando possibile, motorie, attraverso le quali questi bimbi possono esternare le loro vivacissime emozioni. Ad esempio giochi di squadra con la palla, disegno libero o guidato, coding, ossia lo studio della programmazione e dello sviluppo di software, e giochi vari, senza paura di sporcarsi le mani nel senso letterale del termine, cosa che in genere risulta liberatoria un po’ per tutti i bambini.“.
Quindi aggiunge: “Mi rendo conto del fatto che spesso si faccia fatica a realizzare tutto ciò in classe, per tempi, ritmi e diversità di esigenze, ma per esperienza mi sento di affermare che attuando simili strategie, nella gran parte dei casi dopo si riesce ad ottenere l’attenzione di questi bambini e a guidarli gradualmente all’apprendimento, spesso anche nei casi che all’inizio avrebbero potuto togliere a noi docenti, ma anche alle famiglie di questi alunni, la speranza di una qualche riuscita.“.