Paralimpiadi di Parigi 2024: La Fiamma della Inclusione Riaccende il Braciere Olimpico

Le Paralimpiadi di Parigi riaccendono il braciere olimpico, rappresentando un evento che celebra l’inclusione e la civiltà. L’Italia si presenta con ambizioni elevate, mentre i Giochi evidenziano la trasformazione della disabilità in una competizione sportiva a livello globale.

Il fuoco di Olimpia si spegne solo temporaneamente: da tempo, infatti, la conclusione delle Olimpiadi rappresenta una pausa più che una vera e propria fine. Le Paralimpiadi, che si apriranno stasera a Parigi, riaccendono il braciere olimpico e riportano sotto i riflettori una città che, come poche altre, sa trasformarsi in un palcoscenico globale. Dopo meno di venti giorni dall’ultimo evento olimpico, i cinque cerchi vengono sostituiti dai tre “agitos”, il simbolo delle Paralimpiadi che rappresenta un movimento dinamico e asimmetrico attorno a un centro.

I Giochi Paralimpici, come sempre, saranno un’esplosione di colori, bandiere, emozioni contrastanti e, soprattutto, sport. Uno sport che non solo confronta atleti, ma che attraverso il confronto unisce le persone in una sfida leale, culminando spesso in un abbraccio oltre la linea del traguardo. Le Paralimpiadi, tuttavia, portano con sé una geopolitica diversa da quella delle Olimpiadi tradizionali, una geopolitica basata sull’inclusione e sulla civiltà in senso ampio. In questo contesto, l’Italia si presenta con una delegazione numerosa e ambiziosa, forte degli eccezionali risultati ottenuti nell’edizione di Tokyo 2021, dove ha raccolto ben 69 medaglie, 14 delle quali d’oro.

Il movimento paralimpico italiano si distingue non solo per i risultati, ma anche per l’ironia e l’intelligenza che lo caratterizzano, come ha spiegato il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, sottolineando che per essere paralimpici ci vuole il giusto “physique du rôle”. Ogni Paralimpiade rappresenta un progresso sia sociale che tecnologico: le innovazioni sperimentate in ambito sportivo, come le protesi, hanno ricadute significative sulla riabilitazione e migliorano la qualità della vita di molte persone.

Nonostante ciò, le Paralimpiadi restano ancora meno conosciute rispetto alle Olimpiadi, spesso circondate da incomprensioni. Molti le considerano semplicemente come lo sport per disabili, ma in realtà rappresentano solo una parte di esso, limitata agli atleti con disabilità fisiche e sensoriali. Alcune disabilità, come quelle cognitive, non sono rappresentate ai Giochi Paralimpici e hanno competizioni dedicate, come le Special Olympics. Anche i sordi, per esempio, competono in eventi separati, noti come Deaflympics, soprattutto a causa delle differenze numeriche e specifiche esigenze sportive.

Le Paralimpiadi, a partire dalla loro prima edizione ufficiale a Roma nel 1960, sono state strutturate per includere specifiche categorie di disabilità fisiche e sensoriali, come gli atleti con amputazioni, paralisi o disabilità visive. Tuttavia, il concetto di disabilità si è evoluto notevolmente, con gli stessi atleti che spesso sottolineano come essa non sia più un limite, ma piuttosto un parametro all’interno del quale competere. Chi segue le Paralimpiadi si accorge subito che l’inclusione va oltre la semplice partecipazione: lo spettacolo sportivo prende il sopravvento, e si assiste con lo stesso fervore riservato alle Olimpiadi, concentrandosi sui tempi, sulle distanze, e sui record.

Questo è il messaggio di inclusione più potente che le Paralimpiadi offrono: mostrano la disabilità non come una condizione da compatire, ma come un aspetto che, se compreso e accolto, arricchisce lo sport e la società. Per qualche settimana, ogni quattro anni, le Olimpiadi e le Paralimpiadi aprono una finestra su un mondo più inclusivo e giusto, un mondo in cui tutti vorremmo vivere. Sarebbe un vero peccato chiudere quella finestra una volta che la fiamma del braciere si sarà spenta, dimenticando quanto è stato mostrato e imparato durante questi Giochi.

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