Con 69 medaglie conquistate, la spedizione azzurra entra nella storia e lascia ricordi indelebili. Dalla tripletta dei 100 metri dell’atletica a Bebe Vio e Carlotta Gilli. E adesso occhi puntati su Parigi e Milano-Cortina
Il tempo si è fermato a Tokyo, dove con la conclusione delle Paralimpiadi si è chiuso un cerchio a tinte verdi, bianche e rosse. Sono i colori di un tricolore che nella capitale giapponese è sventolato 69 volte, toccando vette mai raggiunte grazie a una spedizione che finisce dritta nella storia. Mai l’Italia era salita così in alto nel medagliere paralimpico. Mai i campioni e le campionesse azzurre si sono presi con così tanta forza la ribalta e le attenzioni dei media.
Nell’edizione più complicata della storia olimpica, la rassegna nipponica ha dato nuovo slancio allo sport italiano e aperto la porta a volti nuovi e giovani semisconosciuti ai più, che non dovranno attendere altri quattro anni per avere di nuovo i riflettori puntati.
“Siamo contagiosi, e questo contagio positivo mi auguro non si spenga con lo spegnimento della fiaccola”, ha sintetizzato Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, nella conferenza stampa finale dei XVI Giochi Paralimpici.
Il filo diretto Olimpiadi-Paralimpiadi
Il bottino finale dell’Italia è senza precedenti: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi, nono posto finale nel medagliere, proprio come i colleghi olimpionici. E le somiglianze dei due percorsi non si esauriscono nei numeri, perché se le immagini simbolo dei Giochi sono state l’abbraccio tra Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi per i due trionfi distanti pochi minuti e il quartetto azzurro della 4×100 con la rimonta finale di Filippo Tortu, l’istantanea delle Paralimpiadi azzurra è nello storico podio tutto azzurro nella finale dei 100 metri femminili categoria T63 (atleti che competono con protesi a un arto). Il tris composto da Ambra Sabatini, medaglia d’oro in 14”11, Martina Caironi, argento in 14”46, e Graziana Contraffatto, bronzo con il tempo di 14”73 e il loro abbracci con la bandiera italiana a dominare la scena hanno fatto il giro del mondo.
Paralimpiadi Italia, l’impresa di Bebe Vio
Era data quasi per scontata, ma poi una delle imprese l’ha firmata la solita Bebe Vio, il volto più popolare delle Paralimpiadi azzurre, capace di confermarsi campionessa olimpica nel fioretto individuale, ancora una volta superando in finale la cinese Jingjing Zhou, proprio come cinque anni prima in Brasile. Un punto d’arrivo prestigioso diventato leggendario dopo la confessione della schermitrice. ermata da un’infezione da stafilococco e da una diagnosi che indicava l’amputazione del braccio sinistro a quattro mesi dalle gare. Sessanta giorni di tempo sono rimasti a sua disposizione per preparare gli assalti a cinque cerchi, culminati nell’affermazione personale e nell’argento a squadre (insieme a Loredana Trigilia e Andreea Mogos) con il ko in finale contro la Cina.
Il nuoto traina l’Italia
Una grandissima Italia l’abbiamo vista a Tokyo anche e soprattutto in vasca, con una valanga di medaglie e l’exploit di Carlotta Gilli, nuotatrice 20enne in forza alla Rari Nantes Torino che al debutto olimpico ha trionfato nei 100 metri delfino e nei 200 metri misti nella categoria S13, cioè di atleti ipovedenti. Nel palmares personale ci sono: due secondi posti (100 metri dorso e 400 metri stile libero); il bronzo nei 50 stile libero, sempre per la categoria S13.
Grandi prestazioni sono arrivate anche da Francesco Bocciardo che, dopo l’oro nei 400 metri a Rio De Janeiro, si è ripetuto vincendo in 24 ore le gare dei 100 e 200 metri stile libero. E poi c’è stata la doppietta di Arjola Trimi, che ha primeggiato nei 50 metri dorso e nei 100 metri stile libero nella categoria S3 (oltre al secondo posto conquistato con la staffetta mista 4×50 composta da Giulia Terzi, Luigi Beggiato e Antonio Fantin).
Carica di significati la medaglia d’oro nel Team Relay di handbike vinta da Luca Mazzone, Paolo Cecchetto e Diego Colombari, che sotto la pioggia battente hanno centrato un risultato atteso cinque anni, con la dedica speciale per Alex Zanardi, perno della squadra fino all’incidente del 19 giugno 2020. Impossibile dimenticare le prove e le emozioni regalate dai 50enni terribili, Luca Mazzone e Francesca Porcellato, a bersaglio con un argento a cronometro sui pedali.
“Non fermiamoci, continuiamo a lavorare duro”
“Il risultato in termini di medaglie ci inorgoglisce, ma al di là di ciò voglio far risaltare che questo è il frutto di un lavoro molto duro, di sacrifici e di umiltà ed è ancora più importante perché oltre i numeri proviene da 11 discipline differenti, fermo restando che il nuoto azzurro ha rappresentato uno straordinario risultato ma ci sono state anche tante altre medaglie da altre discipline”, ha dichiarato Pancalli, prima di sottolineare la capacità di migliorarsi degli azzurri. “Come nelle Olimpiadi siamo arrivati al nono posto e ci confermiamo nella top ten: molti rispetto a Rio hanno perso medaglie o magari sono rimasti stabili, chi è andato veramente avanti è solo l’Italia”.
“Tokyo è stato uno spot straordinario per Milano-Cortina 2026 – prosegue Pancalli – la cosa più importante è attirare l’attenzione del mondo degli sponsor che magari oggi avrà più attenzione rispetto a ieri a sposare l’immagine vincente e straordinaria degli atleti paralimpici, consapevole che faranno ancora più breccia perché sono tanti e ognuno ha una storia incredibile da raccontare che può essere fonte di ispirazione per tanti”.
(startupitalia.eu)