Domenico Martuscelli vi dice qualcosa?
Nato nel 1834, figlio dell’insegnante di calligrafia dei Borbone. Sin da piccolo fu affascinato dal mestiere dell’insegnamento, mentre guardava il padre che insegnava le lettere al giovane Francesco II di Borbone.
Il suo animo, però, fu sempre inquieto: perché insegnare ai re? Perché aiutare un uomo che con uno schiocco di dita può circondarsi dei migliori scrivani del mondo intero, quando il mondo è pieno di poveracci?
Questa sua domanda fu solo l’inizio di un doloroso percorso verso il successo: a quattordici anni il nostro Martuscelli perse in un incidente entrambi i genitori.
Il Re Ferdinando II, cresciuto anch’esso con gli insegnamenti del padre del ragazzo, ebbe assai a cuore il destino del povero orfanello: gli trovò in fretta un impiego al ministero delle finanze.
Nonostante l’appoggio del Re, Martuscelli continuò a studiare segretamente per diventare insegnante di scrittura, proprio come il padre.
Non erano però gli ambienti sfarzosi in cui era cresciuto a piacere al nostro Martuscelli, che si recò nell’ospizio dei Santi Giuseppe e Lucia ad insegnare la scrittura ai meno abbienti. E fu qui che conobbe numerosi ciechi, persone all’epoca trattate allo stesso modo dei pazzi: perché non provare a regalare ai non vedenti una educazione tale da poterli rendere “normali” in futuro? Perché i bambini ciechi non possono frequentare la scuola, come i loro coetanei “sani”?
“Se gli occhi non vedono, la mente può sempre sognare”, disse Martuscelli.
La legge però non lo permetteva: i ciechi sono come i pazzi, vanno isolati.
Nel frattempo, il regno borbonico stava affrontando i suoi ultimi anni di vita e Martuscelli aspettò fiducioso il nuovo governo per iniziare la sua battaglia a favore dei ciechi.
Bisognerà infatti aspettare il suo quarantesimo compleanno per vedere la prima vittoria: nel 1873 Domenico Martuscelli tenne la prima lezione di scuola elementare per bambini ciechi all’interno di un ex convento abbandonato. Fu un primato in tutta Italia.
Da quel momento i ciechi inizieranno ad ottenere sempre più diritti all’interno del Regno d’Italia, fino ad ottenere, nel 1885, la definitiva consacrazione della sua battaglia: i bambini non vedenti potranno frequentare tutte le scuole del regno, vivendo una vita “normale”.
Morirà sereno nel 1917, dopo essere riuscito nel 1912 a rendere legale anche l’insegnamento della musica ai non vedenti.
Oggi è qui a Piazza Dante, in un giardino pieno di cartacce, con solo i piccioni a fargli compagnia. L’istituto Martuscelli per i giovani ciechi, invece, esiste ancora e si trova al Vomero.
(storiedinapoli.it)
di Giovanni Cupidi