Oggi vogliamo parlare di moto, ma rivolgendoci ad un target particolare: i disabili. Il motociclista è annoverato nell’immaginario comune come uno spirito libero, baciato dal vento in sella alla sua moto che percorre (magari…) una highway infinita. Ok, magari è un po’ estrema come visione, ma ci può stare. Chiunque abbia sperimentato almeno una volta le due ruote è riuscito a capire, a percepire lo spirito di libertà ad esse associato, ma purtroppo la vita è imprevedibile e può portare ad avere una disabilità che, apparentemente, impedisce la guida “in equilibrio”. Bene, sappiate che non è così, perchè esistono degli appositi allestimenti da moto per disabili che permettono di tornare in sella senza problemi e nel pieno rispetto delle normative. Oggi vogliamo farvi vedere alcuni di questi sistemi.
Come tutti sappiamo per guidare una moto è necessario che ogni arto svolga una diversa funzione: la mano destra gestisce acceleratore e freno anteriore, la mano sinistra la frizione, gamba e piede destro azionano il freno posteriore e gamba e piede sinistro servono a cambiare marcia. Detto questo dobbiamo dividere la modifiche necessarie in base al tipo di disabilità.
Iniziamo con le disabilità che interessano gli arti superiori. Se il braccio destro non è perfettamente funzionale o ha subito un’amputazione, le posizioni di freno ed acceleratore vanno riviste. Solitamente la soluzione più utilizzata è quella di spostare entrambi i comandi sulla parte sinistra del manubrio, con la possibilità di montare un acceleratore a leva (come i quad, ndr) oppure a manopola, dal funzionamento identico a quello originale.
Se invece la disabilità riguarda il braccio sinistro sarà la frizione a “preoccuparci”. Le possibilità sono due: o la si sposta vicino alla leva freno anteriore, quindi a destra del manubrio, oppure si crea una frizione a pedale. Ovviamente questo è un problema che viene facilmente risolto con modelli di moto come l’Honda NC750X DCT, che hanno il cambio automatico e non prevedono la leva della frizione.
Dalla parte superiore del corpo passiamo adesso a quella inferiore. Se il problema riguarda la gamba destra è possibile seguire tre strade: spostare il freno posteriore sul manubrio, spostarlo sulla sinistra della moto oppure creare una ripartizione automatica di frenata utilizzando solo la leva del freno anteriore. Nel primo caso si provvede all’istallazione di una leva supplementare sulla destra del manubrio, cosa che può però portare a movimenti confusionari della mano, nel secondo caso si sposta il freno dietro al comando del cambio, così da poterlo azionare con il tallone, nel terzo caso si uniscono i circuiti frenanti per avere un’azione unica. In realtà quest’ultima opzione è la meno preferibile, in quanto sulla moto è meglio avere comandi separati soprattutto per correggere la traiettoria in curva.
Se la disabilità interessa la gamba sinistra le modifiche da apportare riguardano il cambio ed il cavalletto. Anche per la leva del cambio esiste sia la possibilità che venga spostata sulla destra della moto sia che venga posizionato un comando sul manubrio. Quest’ultima opzione è quella che risulta più facile alla guida e lavora con dei tiranti collegati alla leva originale. Anche interessandoci alle modifiche per il cavalletto le opzioni sono le stesse, quindi o lo si sposta sul lato opposto oppure sul manubrio e si azione grazie ad un sistema elettromeccanico.
C’è purtroppo la possibilità che la disabilità sia più grave ed interessi entrambi gli arti inferiori. In questo caso si può optare direttamente per l’acquisto di un trike, moto che al posteriore è dotata di due ruote anzichè una (ma esistono anche aziende che prendono moto “comuni” e le trasformano in trike). In alternativa sono stati proposti sistemi di rotelle per riuscire a mantenere l’equilibrio in ogni situazione: queste sono fisse fino alla velocità di 15 km/h, oltre i quali diventano mobili e facilitano la piega della moto.
(allaguida.it)