di Francesca Sforza
Con il Decreto Legge 41/2021 (Sostegni per imprese, operatori economici, servizi territoriali, lavoro e salute, correlate alla grave emergenza Covid-19), all’art 34-ter, è stata finalmente riconosciuta la lingua dei segni italiana (LIS).
Un riconoscemento che dopo numerosi disegni di legge passa attraverso un decreto legislativo e riconosce finalmente l’esistenza di una comunità segnante italiana al pari delle altre comunità segnanti del mondo.
Fu con la ratifica della Convenzione Onu sulla disabilità che si agevolò il riconoscimento delle lingue segnate nel mondo e di conseguenza delle comunità che hanno scelto di comunicare con le mani.
Ma queste comunità da chi sono composte? La comunità sorda è variamente composta da persone sorde segnanti e non segnanti, da familiari dei sordi educatori, assistenti alla comunicazione e interpreti LIS.
Dal mio punto di vista la comunità sorda è strettamente formata da persone sorde che rappresentano il nocciolo duro di questa società, ovvero il centro, mentre attorno ad essa ruota tutta una socialità fatta di persone udenti e professionisti che esercitano il loro lavoro e investono la loro vita a vario titolo all’interno di questo nucleo.
Dopo aver riconosciuto questa lingua bisognerebbe passare alla comunità e alle sue persone, partendo dai sordi troppe volte emarginati, qualche volta privi di strumenti utili per accedere al lavoro o allo studio.
Non basta stimare l’esistenza di una lingua e della comunità dei parlanti, bisogna dare dignità a quanti vi dedicano la vita, come gli interpreti LIS o gli assistenti alla comunicazione che ancora oggi vivono in una situazione ibrida dal punto di vista professionale, che non sempre li garantisce.
Esistono delle reticenze per giungere al riconoscimento di queste due figure per motivi diversi. Il primo è la difficoltà di definirle legislativamente, l’altro è capire chiaramente e in modo uniforme come e dove queste figure operano. Questo nonostante esistano numerosi studi e ricerche che lo spiegano rintracciabili, ad esempio, nel testo della Maragna-Tomasini “L’assistente alla comunicazione per l’alunno sordo. Chi è, cosa fa e come si forma. Manuale di riferimento per gli operatori, le scuole e la famiglia”, per l’interprete LIS di M.Luisa Franchi “Il manuale dell’interprete della lingua dei segni italiana. Un percorso formativo con strumenti multimediali per l’apprendimento” e di Pietro Celo “L’interprete di lingua dei segni italiana”.
In Sicilia si è tentato di riconoscere la figura dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione, con le linee guida , non da tutte le provincie recepite in modo uniforme.
Quindi fatta la LIS, vanno chiariti i ruoli e aumentate le risorse da destinare alle persone sorde e ai disabili in genere, con particolare attenzione al progetto di vita che non può essere vincolato solo al contesto scolastico ma deve abbracciare tutta la persona con i suoi bisogni, ma anche a chi ha scelto di lavorare con loro e per loro all’interno della comunità, riconoscendoli e dandogli dignità lavorativa.