Intimate Swing, Una sedia per fare l’amore. Essere disabile non vuol dire rinunciare alla vita

Il creativo torinese Danilo Ragona: «Si chiama intimate Swing e a differenza del classico dondolo non ha un movimento “a sorriso” ma orizzontale e permette di assumere posizioni difficili da riprodurre a letto se si ha una disabilità»

«Chi pensa che ci basti essere ancora vivi si sbaglia di grosso. Abbiamo sogni, desideri, aspirazioni e, se ne facciano una ragione i perbenisti, fantasie sessuali ed erotiche proprio come ogni altra persona. E se la scienza e la medicina sono fondamentali per ricominciare a muoverci nel mondo dopo essere sopravvissuti, inoltre, l’assistenza psicologica e la rieducazione intima andrebbero rimodulate prestando maggiore attenzione ai bisogno affettivi. Siamo umani, e vogliamo tutto, per quanto possibile».

Danilo Ragona è il creativo torinese che ha avuto l’intuizione di includere le sedie a rotelle nel mercato sostenibile dell’economia circolare; che insieme all’amico Luca Paiardi ha dato vita a «Viaggio Italia on the world», il format documentarista che racconta esperienze accessibili in tutto il mondo ed è trasmesso in tv dal programma Kilimangiaro su Rai e da Sky. Danilo Ragona è anche paralizzato dalla vita in giù, ma questo «è solo un dettaglio». E sta per lanciare sul mercato «Intimate Swing», la sedia che cambia le prospettive della disabilità, progettata per fare «sesso spaziale» anche quando si è disabili motori e che oggi viene presentata in anteprima dal Corriere Torino.

Signor Ragona, cos’è Intimate Swing?

«Mi permette di essere esplicito?».

Deve, certo.

«Pensi a una sedia a dondolo, e alle potenzialità che può avere per due persone normodotate che vogliono fare sesso. Ecco, il principio è quello, con l’unica differenza che è stata progettata perché faccia muovere bene anche chi, come me, ha una lesione midollare dallo sterno in giù. E ovviamente, offra piacere anche alla, o al partner».

Intimate Swing
Intimate Swing

In che modo ci riesce?

«A differenza del classico dondolo, questa sedia non ha un movimento “a sorriso” ma orizzontale e permette di assumere posizioni difficili da riprodurre a letto se si è disabili. In più, la seduta si alza e si abbassa aiutando ad assumere la posizione erotica più comoda per entrambi i partner. Una soluzione innovativa che ho brevettato. E sa qual è il bello?».

Immagino che me lo stia per dire.

«Eh, sì. Che è pure bella da vedere, un vero oggetto di design, da proporre a tutti e in qualsiasi spazio di arredamento».Come cambia il sesso quando si è in carrozzina?«Per ciascuno è un’esperienza fisica ed emotiva diversa, ovviamente. Io tutto sommato sono stato fortunato perché fin dall’inizio, quando nel 1999 dopo un incidente stradale sono rimasto paralizzato, ho cercato di riscoprire me stesso e la mia sessualità».

Facile a dirsi, molto meno a farsi, specie dopo un trauma del genere; o no?

«È vero, ma io avevo solo 21 anni e volevo terribilmente riavere una vita piena e felice. Per cui mi sono messo in gioco e ho detto a me stesso “ok, torniamo bambino e cominciamo a riscoprire tutto di me e di questa nuova fisicità. Così, grazie all’allenamento, mi sono aperto a nuove sensazioni, stimoli, attenzioni. E a una nuova sessualità».

Entrando nel personale: lei è sessualmente attivo?

«Eccome».

Ecco, appunto: come?

«Ha ragione, e capisco il voyeurismo della domanda; d’altronde un normodotato difficilmente sa cosa succede a un corpo che diventa tetra o paraplegico».

Ce lo spiega?

«Parlo del mio caso così semplifico. Dallo sterno in giù non ho sensibilità, il che non vuol dire che il mio organo sessuale sia “inamovibile”. Diciamo che, da dopo l’incidente, il telecomando del mio strumento non sono io né il mio cervello, e ho dovuto imparare nuove tecniche per capire come attivarlo. Mi creda, mi sono allenato moltissimo».

Il suo sorriso fa dedurre che sia soddisfatto della ricerca.

«Devo molto alla disabilità perché mi ha reso più generoso, anche a letto. E ha smontato ogni mito di mascolinità machista e tossica del ventenne che ero, prima».

Spieghi come.

«Mi accorda di nuovo la possibilità di essere franco?».

Ma certamente sì.

«Io funziono ma non sento, il che vuol dire che, raggiunta l’erezione, non ho limiti di tempo. Un fatto per cui ho chiesto chiarimenti e consigli già poco dopo l’incidente, nei mesi trascorsi all’unità spinale dell’ospedale Cto, e per risolvere il quale mi hanno proposto un aggeggio elettronico simile a un vibratore che stimola meccanicamente la fase finale del rapporto sessuale maschile».

Ha detto di non essere machista, ma la conversazione sta ricadendo nel cliché del vigoroso, potente e instancabile maschio Alfa.

«No, anzi. Ora il mio orgasmo è molto più cerebrale e riesco a entrare maggiormente in empatia con la mia partner. Sono meno proiettato su me stesso e molto di più sulla felicità della compagna. Ed è davvero bello, mi appaga e in qualche modo mi rende grato per questa nuova consapevolezza».

Lei sostiene che il piacere stia anche nel design.

«Certamente. Rende il mondo della disabilità più inclusivo e di stile, anche grazie alle più moderne tecnologie. E si sappia: la carrozzina non è solo un ausilio medico, ma un vero e proprio capo che si indossa e ci accompagna tutto il giorno. Posso fare un esempio?».

Prego.

«Indossare una brutta carrozzina è come andare in giro in ciabatte con indosso uno smoking; ti sentirai sempre fuori luogo».

E infatti ha inventato la carrozza bella da vedere…«

Sì, l’ho brevettata nel 2006 e poi l’ho autoprodotta sfruttando molti materiali già in uso nel mondo del ciclismo e dell’automotive, riuscendo a portarla anche nelle grandi passerelle della Milano fashion week e ricevendo la menzione d’onore al premio Compasso d’Oro».

Signor Ragona, ricorda il giorno dell’incidente? E Cosa provò quando seppe che non avrebbe più camminato?

«Sì: volevo solo morire».

E come ha superato?

«Di fronte al mio letto d’ospedale c’era un ragazzo messo peggio di me: lui muoveva solo la testa. Continuavo a ripetermi: io almeno riuscirei a suicidarmi, lui nemmeno questo. Questo mi ha fatto sentire libero».

Quel giorno non era lei alla guida. Ha perdonato chi è stato causa della sua disabilità permanente?

«Sì, è Alessandro, un amico. L’ho chiamato quando ero ancora in ospedale e gli ho detto “Ale, so che non volevi farmi del male, e ormai non si può tornare indietro. Dobbiamo superarla insieme. Ti voglio bene».

Sliding doors: se potesse tornare indietro come si immagina sarebbe stata la sua vita?

«Non tornerei indietro. Oggi vivo di troppe passioni e il mio mondo è costruito tutto su questa nuova identità».

Cosa promette Intimate Swing?

«Mettetevi comodi: state per scoprire nuove prospettive». (corriere.it)

Giovanni Cupidi

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