Lo skipper Vittorio Santoro, insieme ad una terapista, organizza piccoli equipaggi di ragazzi autistici e con sindrome di Down
“Il passo più importante è quando riescono a percorrere senza paura la passerella per salire a bordo”. Nelle parole dello skipper Vittorio Santoro, la velaterapia con disabili mentali è un percorso fatto di emancipazione e piccole conquiste. Da due anni e mezzo, a bordo della barca a vela “Gatto gatto” dal porto di Riva di Traiano (Civitavecchia), Vittorio insegna le principali tecniche di navigazione a piccoli equipaggi di persone con sindrome di Down, autistiche o caratteriali, invitandole a lavorare in squadra, creando team dove tutti sono indispensabili, in un’attività all’aria aperta a contatto con la natura.
La velaterapia.”Insieme a una terapista, facciamo uscite di 2 o 3 ore, ogni volta che il tempo è bello – spiega lo skipper – insegnando a tirare su il fiocco, issare una vela, ma anche a timonare, e per ognuno di loro è una grande responsabilità avere il controllo di un’imbarcazione di 10 metri”. È la velaterapia, molto diffusa in Francia e in Inghilterra, meno in Italia. Così la navigazione da attività sportiva diventa anche terapia, che stimola le capacità cognitive e relazionali, invita alla risoluzione veloce di problemi, e quindi ad affrontare la vita quotidiana sulla terra ferma, attraverso la responsabilizzazione e rendendo i partecipanti consapevoli delle proprie risorse e dei propri limiti. “Ai nostri equipaggi prendono parte uomini e donne di ogni età, dai venti fino ai cinquant’anni – continua Vittorio – ed è bellissimo vederli lavorare tutti insieme. In una decina di uscite in barca ognuno di loro impara quasi tutto il necessario”.
(repubblica.it)
di Giovanni Cupidi