“Riconoscere alle persone disabili i diritti di tutti”.
Il viceministro del Welfare Cecilia Guerra nel suo intervento alla quarta Conferenza nazionale sulla disabilità aperta oggi a Bologna. “La crisi sta peggiorando la situazione. Vanno rimosse le barriere ambientali e culturali, per permettere alle persone disabili di essere protagoniste”
“Riconoscere alle persone disabili i diritti di tutti”. Lo ha detto Maria Cecilia Guerra in apertura del suo intervento alla IV Conferenza nazionale sulla disabilità in corso a Bologna. “La ratifica da parte del nostro Paese della Convenzione Onu sui diritti dei disabili è vincolante e non va pensata con leggerezza – ha detto Guerra – Per la prima volta, si afferma che le persone disabili hanno pari opportunità, facendo propria l’enunciazione dei diritti umani del 1948. Non si vuole fare dei disabili delle categorie protette e speciali, ma riconoscere loro i diritti che hanno tutte le altre persone. Questa affermazione si sposa con una concezione nuova della disabilità”. Guerra ha ricordato infatti, che “la disabilità non è una condizione oggettiva della persona, ma deriva dall’interazione e dal rapporto con l’ambiente e spesso nasce o risulta aggravata da barriere, architettoniche, ambientale e culturali. Se riconosciamo questa definizione allora l’impegno che abbiamo sottoscritto con la ratifica è quello di rimuovere queste barriere per permettere ai disabili di essere protagonisti della propria vita e delle proprie scelte, protagonismo sintetizzato dal motto ‘nulla su di noi, senza di noi'”.
La Conferenza è l’occasione per avviare un confronto pubblico sul Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità. Approvato dal Consiglio dei ministri, il Programma passerà in Conferenza unificata e dovrà avere l’ok da Comuni, Province e Regioni e poi verrà adottato come Decreto del Presidente della Repubblica. “Il percorso – ha sottolineato Guerra – coinvolge tutta la filiera istituzionale e ha un senso se ciascuno di coloro che lo sottoscrive, considera vincolante la messa a punto degli impegni”. In questo senso, la Conferenza è un momento importante e nella tavola rotonda del 13 luglio le istituzioni sono chiamate a rispondere a obiezioni, domande, sollecitazioni da parte dei gruppi di lavoro. Le conclusioni saranno trasmesse al Parlamento per individuare eventuali correzioni alla normativa. “E’ importante – ha continuato il vice ministro – che le istituzioni si mettano in filiera e agiscano insieme. Abbiamo zone d’Italia, come l’Emilia-Romagna, in cui c’è una grande attenzione, ma ci sono dislivelli territoriali insostenibili se vogliamo parlare di diritti umani”.
“Se parliamo di disabilità, dobbiamo ricordarci che parliamo di persone e allora le dobbiamo considerare nella loro interezza, oltre alle caratteristiche personali va tenuto conto anche dell’interazione con l’ambiente”. Il Programma di azione biennale va in questo senso prevedendo linee di intervento che riguardano il riconoscimento e la certificazione, il lavoro, la scuola, i servizi, la mobilità e la salute. Guerra ha tenuto a insistere in particolare sulla questione del lavoro. “Rilevante disoccupazione di lungo periodo, non partecipazione ai programmi di formazione e abbandono scolastico sono le 3 situazioni che riguardano spesso le persone con disabilità – ha spiegato guerra – e che determinano molto spesso esclusione sociale e povertà. Se interveniamo solo sulla disabilità senza vedere la necessità di affrontare il problema sociale della povertà o quello di garantire alti livelli di partecipazione scolastica o l’inserimento in alti segmenti del mercato del lavoro, non faremo molta strada”.La crisi sta peggiorando la situazione. “La crisi non colpisce tutti nello stesso modo, ma colpisce in modo particolare le persone che possono essere più facilmente messe ai margini – ha affermato poi Guerra – e i disabili sono sicuramente più esposti”. Tutti gli studi dimostrano un forte legame tra le condizioni del mercato del lavoro e le condizioni delle persone disabili. Ecco perché, “bisogna accendere dei fari su marginalità e crisi per evitare che il nostro Paese, che pure ha una legislazione avanzata e ha precorso, in certi i casi, i tempi, faccia dei tragici passi indietro”. La crisi poi si unisce alla discriminazione. “L’Unar ci dice che sono in aumento gli episodi di discriminazione verso le persone disabili – prosegue il vice ministro – La casistica è nota e arriva spesso sui giornali, ma spesso la discriminazione si intreccia ad esempio con l’immigrazione: è il caso di un bambino a cui, a Caserta, è stato negato il sostegno perché figlio di immigrati irregolari e privo della documentazione necessaria o quello di tante persone Lgbt che in un contesto discriminatorio non riescono a esprimere la propria affettività”. Gli episodi di discriminazione “hanno radici nei deficit culturale profondo del nostro Paese. E’ una questione di vigilanza su cui ciascuno di noi è chiamato a rispondere per non cadere nel luogo comune di chi di fronte alla diversità reagisce discriminando”.Questa, secondo il vice ministro, è “la cosa più grave che sta dietro la campagna dei falsi invalidi”, ha detto Guerra, “se ci sono persone che usufruiscono di agevolazioni indebitamente vanno perseguite, ma sappiamo che il problema è contenuto. Quello che la campagna ha fatto però è creare un’immagine che ha segnato nel profondo la sensibilità delle persone che sono state “additate come parassite o vessate da procedimenti di verifica e doppie visite su cui è necessario intervenire”.
(superabile.it)
di Giovanni Cupidi