Forse non tutti conoscono la storia di Giusy Versace, atleta paralimpica italiana, la prima con amputazione bilaterale alle gambe in gara ai campionati nazionali di atletica leggera. Nel 2005, durante una trasferta di lavoro, Giusy ha un terribile incidente automobilistico nel quale perde entrambe le gambe. Questo evento, ovviamente, cambia la sua vita ma grazie al suo carattere fortemente determinato, ciò non ha mai avuto il significato di una resa, tutt’altro.
Nel 2010 inizia a correre con delle protesi in carbonio e poi inizia a vincere ma soprattutto a lanciare messaggi positivi invogliando la gente che come lei vive delle disabilità a non nascondersi, a non vergognarsi e ad avvicinarsi allo sport.
Nel giugno 2011 in Spagna, a Valencia, Giusy centra il minimo richiesto sui 100 m per le Paralimpiadi di Londra 2012. Il 12 luglio 2012 al Meeting internazionale di Celle Ligure ha corso i 200 metri in31”21, conseguendo la miglior performance italiana di sempre nella sua categoria (T43).
In questi mesi Giusy è stata in Sicilia, ad Enna, per provare le nuove protesi (quelle famose di Pistorius) con cui ha partecipato e con le quali parteciperà ai prossimi meeting.
Riporto con piacere l’articolo (ben fatto) che parla di Giusy su paralimpici.gazzetta.it e voglio sottolineare la grande forza, tenacia e l’impegno che Giusy mette nello sport da persona con disabilità ma anche, e forse soprattutto, le problematiche che pone all’attenzione pubblica e le soluzioni (anche tecniche e tecnologiche del caso) o comunque il modo in cui affrontarle.
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di Sebastian Donzella
Secondo la leggenda le macchie intorno agli occhi del ghepardo sono dovute al pianto. Per la scomparsa dei figli, ritrovati dopo grandi sofferenze. Stessi sentimenti e stesse emozioni provate e sopportate da Giusy Versace. L’atleta paralimpica, per i suoi felini, ne ha fatta di strada. Per avere le cheetah, le protesi da corsa a forma di zampa di ghepardo, diventate celebri perché indossate da Oscar Pistorius, è arrivata fino all’ombelico della Sicilia.Il bell’abbraccio di Giusy a Rosario Gagliano, tecnico delle protesi in Sicilia“Provare le protesi è sempre stancante. Leva, metti, leva, metti. Sempre mantenendo una grande concentrazione. Una volta che vengono settate, infatti, non si può più tornare indietro. Non posso scoprire difetti a Milano, sarebbe troppo tardi. Guarda i tecnici mentre le regolano: è una questione di millimetri”. Dopo più di mille chilometri. Giusy, per le sue protesi, da Milano, dove lavora, si spinge fino a Enna, nel centro della più grande isola d’Italia. Lì ha scoperto le cheetah. Lì ha scoperto di avere un amico.Rosario Gagliano, grazie a lei, ha incominciato a seguire persone con disabilità in cerca di riscatto nello sport. Prima di Giusy, infatti, il suo centro protesi non aveva mai avuto rapporti con atleti. Poi è arrivata la calabrese dalla testa dura che voleva le gambe flessibili. Hanno iniziato a lavorare sulle cheetah e da allora non si sono più fermati. Ora il lavoro è in vista della stagione che comincia (gli Assoluti di atletica a Grosseto sono nei prossimi giorni): nuove gambe per nuovi obiettivi.Il bel sorriso di Giusy Versace sulla pista di Enna (foto Sarah Furnari)“Le prime sensazioni sono buone. Credo che potremo fare molto bene. Queste nuove protesi sembrano avere una migliore aderenza, speriamo di poter abbassare qualche tempo”. Nello splendido centro sportivo ennese le prime prove sono state positive. Soddisfatta lei, soddisfatti i tecnici, soddisfatto il fidanzato.Antonio, ex sprinter paralimpico, è ritornato a correre grazie a lei. Non in pista, ma nella vita: “Per seguirla ci vuole un fisico d’atleta. È un vulcano di idee, sempre in movimento, sempre propositiva. Per starle dietro serve allenamento”. In effetti, nella sua seconda esistenza, dopo l’incidente, Giusy ha corso e corre tanto, dentro e fuori dalla corsia. In ordine sparso: campionessa europea e italiana, commentatrice sportiva, scrittrice, esperta di moda, presidente di una onlus. Non a caso al bar, tra una pausa e l’altra, le si avvicina una signora per complimentarsi: “Guardati, sei perfetta!”. Lei minimizza e ricorda che “Con la testa e con il cuore si va ovunque”. Anche se tra una presentazione del (suo) libro e l’altra, il tempo sembra non bastare mai. “A volte devo dire di no e la cosa mi dispiace da morire. Non voglio fare la ‘preziosa’, quella che ‘se la tira’, però non sempre riesco a essere disponibile”. In tanti, infatti, l’hanno scoperta (o ritrovata) nel romanzo autobiografico “Con la testa e con il cuore” (da leggere, #sapevatelo!).Giusy con il Gruppo che la segue per le protesi a Enna (Rosario Gagliano è alla sua dx), insieme al fidanzato Antonio (primo da sx) (foto Sarah Furnari)Anche pensando alle scelte per Londra 2012 e la mancata convocazione: “Aver partecipato come inviata alle Paralimpiadi mi è piaciuto molto. Anche se avrei voluto esserci come atleta. Il mio 2012 è stato sfortunato, entravo e uscivo dall’ospedale continuamente: ho avuto due fratture e d’urgenza mi hanno asportato la tiroide. Il bello è che, andando contro i consigli dei medici, ho continuato a correre fino al 5 agosto, seguendo le direttive della Federazione. E poi mi hanno lasciata fuori. Non contesto la decisione, però potevano spiegarmi il perché: non basta trincerarsi dietro l’espressione ‘scelta tecnica’”.Giusy insieme a Rosario Gagliano: non ce ne voglia Rosario, ma meglio lei anche a danzare (foto Sarah Furnari)Per Giusy, grande credente e volontaria Unitalsi, la persona viene al primo posto. “Vengo a Enna proprio perché non mi trattano come un automa. Abbiamo iniziato insieme questo percorso sportivo: ho corso il rischio e fortunatamente mi è andata bene. Con la mia Onlus, Disabili No Limits (www.disabilinolimits.org), abbiamo deciso di far partire un progetto in comune: noi raccogliamo fondi per donare ausili per lo sport a chi ne fa richiesta, loro li realizzano a prezzo di costo”. Un’iniziativa che ha già regalato medaglie allo sport italiano: tra i beneficiari, infatti, ci sono Davide Melis e Francesco Comandè, medagliati agli ultimi campionati nazionali.Prima di tutto viene la persona, dicevamo. Da qui alla grande attenzione per i diritti dei più deboli il passo è breve: “Io non ho queste protesi perché sono brava e bella. Le ho perché sono infortunata sul lavoro. Quindi me le paga l’Inail, dopo tanti anni di contributi versati. Purtroppo c’è una grande disparità con chi viene assistito solo dallo Stato. L’Asl ti dà solo la gamba di legno. E poi? Lo sapete che causa problemi alla schiena, oltre a non permettere dei movimenti fluidi? Parliamo tanto di integrazione, ma così non la si fa. Lotto perché il tariffario nazionale è fermo agli anni ’90, non vi sono inserite le protesi da corsa. Lo sport deve essere garantito a tutti, è un’occasione di riscatto”.
Con la testa e con il cuore si va ovunque. Giusy Versace, le protesi, la Sicilia
di Giovanni Cupidi
Grazie…non conoscevo la storia di questa ragazza. Un altro splendido modello di vita “guerriera”:)
Continua a seguirmi! Grazie!
Giusy Versace abbatte un altro muro storico, quello dei 30″ sui 200. Ieri sera al meeting internazionale di Hengelo (Ned) la velocista calabrese, tesserata con la Fidal per l’Atletica Vigevano e con la Fispes per la società reggina Con Noi, ha corso i 200 metri in 29″74, nuovo record italiano sulla distanza per la categoria T43.