Laura Coccia lancia un messaggio per le giovani: “Non seguite gli stereotipi di bellezza. Ho superato i miei limiti grazie alla disabilità e allo sport”
Non vergognarsi mai del proprio corpo e dei propri difetti. È il messaggio forte indirizzato alle giovani ragazze che Laura Coccia, deputata Pd ed ex-atleta disabile, ha postato su Facebook, pubblicando una sua immagine, che la ritrae in bikini, senza veli a coprire le sue cicatrici.
“A te ragazza piú o meno adolescente che guardandoti allo specchio vedi un corpo con milioni di difetti” scrive la deputata sulla sua bacheca, “A te ragazza disabile che soffri perché non potrai mettere i tacchi e ti vergogni di qualche cicatrice sparsa qua e là. A voi che pensate di non poter reggere il confronto con i modelli di donna stereotipate e con i tacchi a spillo. Sappiate che anche ‘bella’ è solo un aggettivo ed anche soggettivo, non c’è mai nulla di cui vergognarsi nel proprio fisico!”.
Un messaggio che arriva all’indomani dell’elezione di Miss Italia, anche se la Coccia non attribuisce un legame particolare tra il suo post e l’evento italiano della bellezza. “Per molte ragazze è un problema confrontarsi coi modelli televisivi” spiega al telefono. “Fin da adolescente ho avuto anche io questi problemi ma li ho superati grazie alla disabilità e all’atletica. Io ho una tetraparesi spastica: non mi posso nascondere, basta che mi alzi in piedi per vederla. Ma ho capito che mettendomi top e pantaloncini, scoprendo le mie cicatrici e correndo davanti a tante persone in uno stadio, potevo andare oltre i miei limiti”.
Laura Coccia è stata la prima ragazza disabile che nel 1999 all’età di 13 anni ha corso la finale nazionale dei 400 metri piani ai Giochi della Gioventù, come gli altri atleti normodotati. “Ho corso in una serie a parte e sul rettilineo d’arrivo c’è stata una vera standing ovation” continua la deputata “ma credevo che mi applaudissero perché gli facevo pena. Poi invece ho capito che quegli applausi erano perché ho avuto il coraggio di superare la mia disabilità, andare oltre il mio limite. A modo mio. Lì ho capito che i propri obiettivi si possono raggiungere anche senza seguire gli standard imposti dagli altri ma con gli strumenti che ognuno di noi ha. So cosa vuol dire avere dei sogni e avere dei sogni infranti. Ma nascondersi non serve, non serve mettersi vestiti larghi o rinchiudersi dentro casa perché ci si vergogna di non corrispondere agli stereotipi di bellezza che la società richiede. La vita è lì fuori. Con le sue cicatrici e i suoi difetti”.
(repubblica.it)