Oggi ho ricevuto come commento ad un post del blog la lettera di Deborah. Nel leggerla ho subito sentito il dovere non solo di condividerla con tutti dandole risalto, ma soprattutto penso che Deborah ponga degli interrogativi che chi ha necessità speciali si pone continuamente e che meritano delle risposte. L’impegno comune deve essere quello di dare le risposte migliori possibili ossia le soluzioni più efficienti e adatte a rendere la vita di Deborah ( cioè di tutti) migliore.
Qui di seguito riporto la lettera di Deborah:
Sono Deborah mi presento Vorrei raccontarle la mia esperienza. Io sono affetta da sclerosi multipla.. Ho scoperto tutto ciò nel 2013..quello che penso accomuni tutti noi è l incertezza sul nostro futuro…attualmente frequento il terzo anno.. Studio perché studiare mi è sempre piaciuto…perché la cultura e’ qualcosa che ci rende vivi. Allo stesso tempo penso come cambierà la mia vita finita l Università’… Come riuscirò a gestire tutto… Da un lato penso che ci debba essere un po’ di privacy.. Non so se è giusto che il mio datore di lavoro sappia tutto di me .. Ma allo stesso tempo come faccio a giustificare eventuali assenze o problemi in seguito ad eventuali nuove lesioni? Io ora studio, ce la sto mettendo tutta… I professori mi sono vicini, Tutti cercano di darmi una mano. Ma dopo? Non ci sarà più nessuno a sostenermi , a proteggermi. Il mondo non è buono come molti vogliono farmi credere.. Penso quindi che a parità di tutto venga assunto un soggetto che non presenta nessuna problematica.. E’ come se stessimo parlando di donne in gravidanza ..quest ultimo che deve essere considerato il periodo più felice per una donna e’ il più delle volte motivo di licenziamento. Io sono un po’ critica solo per non prendere delle delusioni in futuro… E’ come se noi dovessimo dimostrare di più rispetto agli altri …Non voglio sentirmi dire non è così perché io sono cosciente del fatto che quando si verificano delle ricadute senza l aiuto di qualcuno non riuscirei a fare niente.
Mi dispiace averla disturbata.. Deborah
Carissima Deborah,
La ringrazio innanzitutto per avere scelto di condividere in questo spazio le Sue preoccupazioni e parte della Sua vita. Gli interrogativi che si pone credo appartengano a tutti coloro che affrontano la vita attraverso le loro necessità speciali. Il Suo atteggiamento di scetticismo nei confronti della società in cui viviamo è non solo giustificato dal fatto che questa non sia organizzata e attrezzata in modo da far esprimere ad ogni suo individuo il suo potenziale, ma è anche condivisibile e condiviso negli aspetti più personali e nelle aspettative di ognuno di noi. Allo stesso tempo vorrei dirLe che non bisogna avere paura di cosa potrà accaderci in futuro e questa consapevolezza deriva dal fatto che oggi nessuno di noi può considerarsi solo, anzi è necessario che ognuno di noi , singolarmente o in gruppo, provi ad essere protagonista del cambiamento.
Alcune delle domande che Lei pone trovano risposta in numerose buone leggi che lo Stato Italiano o le Organizzazioni Internazionali hanno prodotto in questi anni. L’ostacolo da superare sta da un lato nel far si che queste leggi vengano effettivamente applicate, da un altro però la vera sfida è far si che si cambi il modello culturale di tipo solo assistenzialistico o corporativo di questi anni e si passi, invece, ad un modello in cui al centro vi sia la persona con le sue necessità ma anche, e soprattutto, il suo potenziale. La persona, in special modo quella con necessità speciali, deve essere risorsa per la società e non essere considerata come un peso o un problema.
Cara Deborah Le auguro di affrontare le sfide che la vita Le pone davanti con grinta e successo. Il blog resta a disposizione Sua come di tutti coloro che hanno una storia efficace da raccontare.