Dario Ianes: «Anche i più bravi imparano dai compagni disabili: l’inclusione scolastica fa bene a tutti»

Lo storico Ernesto Galli Della Loggia ha definito l’inclusione «un mito».  Ne abbiamo parlato con il professore ordinario di Pedagogia Dario Ianes dell’inclusione alla Libera Università di Bolzano

L’inclusione scolastica non sarebbe altro che un «mito». Lo afferma lo storico Ernesto Galli Della Loggia che, in un editoriale pubblicato dal Corriere della Sera, ha scelto parole dure per smontare il sistema scolastico italiano. «Nelle aule italiane — caso unico al mondo — convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali», scrive, «ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano. Il risultato lo conosciamo».

Galli della Loggia sul Corriere della Sera
L’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere

Per Ernesto Galli Della Loggia, la scuola italiana è «il regno della menzogna», e «non potrà che peggiorare». Le parole dello storico sono state criticate da (tanti) esperti secondo cui, in Italia, il valore dei principi etico-politici che stanno alla base dell’inclusione scolastica – che non è un’opzione, ma uno standard – dovrebbe essere indiscusso.

Dario Ianes, già professore ordinario di Pedagogia dell’inclusione alla Libera Università di Bolzano – Bozen e fondatore del Centro Studi Erickson di Trento, autore di numerose ricerche e di tanti volumi sul tema, liquida come «banale nelle argomentazioni» l’intervento dello storico. «Mi aspettavo un editoriale, in realtà sono cinque righe prive di documentazione. Galli Della Loggia è il primo esemplare vivente di inclusio-scettico dopo il leader della destra radicale tedesca dell’Afd in Turingia, Björn Höcke, che aveva proposto l’isolamento delle persone con disabilità, definendole un “fattore di stress” per gli studenti. Mi chiedevo chi potesse essere il primo in Italia, e non mi stupisce che sia stato lui. Poteva però argomentare meglio».

Che cosa ne pensa delle parole di Galli Della Loggia?

«Sono contraddette dai dati, che dimostrano il contrario. Una scuola che fa inclusività lavora meglio per tutti. Anche per i più bravi, che non solo non vengono “frenati”, ma che possono acquisire nuove competenze proprio grazie all’interazione con i compagni, anche quelli con gravi deficit. E non migliorano solo dal punto di vista umano – attraverso lo sviluppo di empatia, solidarietà e sensibilità, competenze peraltro fondamentali -, ma anche dal punto di vista cognitivo. Quando si aiuta a comprendere chi non capisce, si sviluppa una competenza metacognitiva più forte: bisogna avere ben chiara la struttura concettuale per spiegare i concetti ai compagni in difficoltà. I dati internazionali ci dicono che un’interazione ben costruita, con una gestione intelligente da parte dei professori, al di là delle questioni ideologiche, è vantaggiosa per tutti. Certo, non si possono nascondere le difficoltà».

Quali sono?

«Sono le conseguenze dei disinvestimenti fatti negli anni nel settore dell’istruzione, che non riguardano solo l’inclusione. Se un terzo degli insegnanti di sostegno è privo di formazione specifica e i docenti curricolari non hanno competenze sul sostegno, dobbiamo farci qualche domanda. L’inclusività non è un mito, è un grande valore, ma la sua realizzazione concreta non è banale. In base a una ricerca condotta proprio dal Centro Studi Erickson, è un valore condiviso da oltre il 95% dei docenti italiani. Eppure un terzo degli insegnanti, pur credendoci, dice di avere difficoltà nel realizzarla. Questo è un segnale del fatto che dobbiamo lavorare per costruire le condizioni per mettere in pratica l’inclusività, perché altrimenti si rischia un indebolimento dei valori che ha ricadute molto negative».

Certe prese di posizione non aiutano.

«No: queste prese di posizione– che ritengo nettamente distruttive – da parte di certi intellettuali non fanno che amplificare le difficoltà. Se Galli Della Loggia avesse almeno avuto più coraggio, avrebbe dovuto proporre di tornare alle scuole speciali. Sarebbe stato coerente con il suo ragionamento». (vanityfaire.it)

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