Il loro blog ha raggiunto in un anno e mezzo 32mila contatti e anche su Facebook i sostenitori non mancano
«Abbiamo bisogno di supportare la ricerca di una cura se vogliamo un mondo senza paralisi». Loredana Longo ha 30 anni, è disabile ed abita nel Pavese. La sua vita è molto attiva, lavora, ha tanti amici sparsi per il mondo. Ma non vuole più stare in sedia a rotelle. Tredici anni fa un incidente stradale le ha provocato una lesione spinale che l’ha paralizzata. «Al momento una cura non esiste – racconta -, ma io lotto affinché la ricerca possa un giorno permetterci di tornare alla nostra vera vita indipendente». Non ci sta a far finta che quell’evento non abbia cambiato la sua vita, a recitare il copione della «persona in sedia a rotelle che può far tutto ugualmente». «Mi dicono che sono forte, ma lo sono perché non c’è altra scelta», dice. Dal 2012, insieme a otto amiche (anche loro disabili), ha fondato un gruppo internazionale a sostegno della ricerca di una cura per le lesioni spinali croniche: «Cure Girls».
IN CINQUE PAESI – «Spero – confessa Loredana – che un giorno le Cure Girls possano sciogliersi, ciò vorrebbe dire che è stata trovata una cura per le lesioni spinali croniche». Olanda, Gran Bretagna, Stati Uniti e Brasile: le Cure Girls sono in cinque Paesi del mondo. Il loro blog curegirls.wordpress.com ha raggiunto in un anno e mezzo 32mila contatti e anche su Facebook i sostenitori non mancano. Gli articoli sono in italiano, inglese e portoghese «perché il problema riguarda tutti» sottolinea Longo. Cure Girls nasce dopo che Loredana Longo ha visto un programma americano intitolato «Push Girls». Racconta la storia di belle ragazze in sedia a rotelle che mostrano come, nonostante la lesione, la vita sulla sedia a rotelle non sia poi così diversa da quella precedente. «Io non ci sto a quest’immagine – replica Loredana -, è falsa e svilente nei confronti nostri e della ricerca. Se tutto fosse a posto, allora perché cercare una soluzione per la lesione spinale?».
MOMENTI DI VITA – Tutto a posto non è. Sul loro blog le Cure Girls descrivono tutti i momenti che caratterizzano la vita delle persone mielolese, anche i più difficili. Recentemente hanno pubblicato delle fotografie in cui mostrano il loro corpo segnato da scritte come «We need a cure» (Abbiamo bisogno di una cura) oppure «No cure, no movement» (Nessuna cura, nessun movimento). Per sostenere i progetti di ricerca più validi si affidano a fondazioni come Wings for Life o Spinal Research che da anni sono impegnati in questo settore. Cercano anche di avere colloqui con le equipe di medici e ricercatori che ci lavorano: «Finora sono sempre stati disponibili a incontrarci, vedere con i propri occhi può servire per il loro lavoro, speriamo li motivi ancora di più», racconta Longo.
NUOVE TERAPIE – Le Cure Girls recentemente sono state in visita al Miami project e al Centro di Nanomedicina e Ingegneria dei Tessuti dell’Ospedale Niguarda di Milano e hanno in programma visite ad altri laboratori nei prossimi mesi. Hanno presenziato a diversi convegni e partecipato e sostenuto eventi sportivi come «Ride for life», una manifestazione benefica che quest’anno ha raccolto 30mila euro da destinare alla ricerca sulle mielolesioni. «Supportiamo progetti di ricerca anche internazionali, perché la paralisi è un problema globale – continua Loredana Longo -. Sappiamo che in Paesi come il Canada e la Svizzera stanno già sperimentando sull’uomo terapie per le lesioni spinali croniche». In Italia, invece, la pista non è ancora molto battuta. La questione non è più se sarà trovata una cura, ma quando.
(Fonte: www.redattoresociale.it)