Con tempi stretti e budget limitato, al ministero non prevedevano di realizzare alcuna immagine grafica per l’appuntamento nazionale di Bologna. Fino a quando il viceministro Guerra non ha scelto di adottare il “dono” arrivato da una giovane artista. All’insegna della “partecip…azione”
ROMA – La scritta “partecip…azione” sull’immagine di due mani che si avvicinano come in un abbraccio: è questo, con l’azzurro e il rosa come colori di riferimento, il logo della Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità che si apre venerdì a Bologna. L’immagine, che è stata pubblicata sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, compare sul programma definitivo della Conferenza e sarà l’icona grafica dell’appuntamento bolognese. Si tratta di un “fuori programma” perché, almeno nelle intenzioni originarie, non era neppure prevista la presenza di un logo. Organizzata nel giro di una manciata di settimane, e con un budget di spesa ridotto all’osso, la Conferenza nazionale è stata impostata all’insegna dell’essenzialità, e le energie della preparazione erano state tutte concentrate su altri e più rilevanti aspetti. Fino a che il viceministro Cecilia Guerra non ha personalmente deciso che quell’immagine sarebbe diventata il logo della due giorni bolognese.
A realizzarlo, spiegano al ministero, è stata una ragazza, una “giovane artista”, che ha proposto al viceministro Guerra un’immagine che ritraesse il percorso realizzato in questi anni all’interno dell’Osservatorio nazionale sulla disabilità: un “luogo di condivisione”, di “unione”, in cui istituzioni e associazioni si sono confrontati per giungere alla realizzazione del Programma d’azione biennale, il documento sul quale verterà l’intero ciclo di lavori al Palazzo dei Congressi di Bologna. L’idea alla base del disegno è quella di valorizzare dunque il percorso fin qui compiuto, realizzato all’insegna della partecipazione e sfociato nel Programma d’azione. Partecipazione e azione, i due termini sui quali insiste l’immagine.
L’idea, spiegano ancora, è maturata quasi per caso, nel corso di un incontro “informale”, quasi una semplice “chiacchierata” come molte ne capitano ad un viceministro dopo un convegno o un dibattito pubblico organizzato in giro per l’Italia. Nulla di voluto o di pianificato, insomma, ma uno spunto maturato su due piedi, con tanto di “schizzo” realizzato all’istante. L’immagine, e l’idea sottostante ad essa, sono piaciuti al viceministro che ha così deciso personalmente di adottarla come logo ufficiale della Conferenza. Una volta scannerizzato, lo “schizzo” è finito sul sito del ministero. Naturalmente, precisano dal dicastero del Welfare a scanso di equivoci, si tratta di un “dono”: non c’è stato alcun compenso per l’artista e alcuna spesa aggiuntiva per l’amministrazione. Un logo a costo zero.
La precisazione sulla “genesi” del logo e soprattutto sull’idea di fondo che lo ha generato è utile per gettare luce su un simbolo che a prima vista era sembrato a qualcuno un po’ “ambiguo”. Prima di conoscere i dettagli pervenuti dal ministero, lo storico e saggista Matteo Schianchi aveva voluto sottolineare, al di là della realizzazione grafica, proprio il concetto che appariva sottinteso al logo, e cioè l’idea dell’inclusione e della vicinanza. “Quell’idea – aveva spiegato Schianchi – può essere resa in mille modi, ma se il significato e l’impostazione scelta è quella del ‘dare una mano’ non si può non notare che essa ha ancora poco a che fare con i diritti”. “Se, e sottolineo se, l’idea – aveva ancora sottolineato – è quella dell’abbracciarsi, del darsi una mano, in amicizia, se è così l’accento è posto sui buoni sentimenti, che certamente non vanno negati ma che qui sembrano prendere un po’ troppo il sopravvento”. Anche perché, rifletteva ancora, la “dimensione dell’inclusione esiste su un piano verticale mentre il logo richiama unicamente una dinamica orizzontale”. A prima vista, insomma, il logo appariva “ambiguo”, anche nel significato della parola “partecipazione”, che avrebbe potuto riferirsi solamente alle persone disabili piuttosto che alle istituzioni, chiamate finalmente ad agire, quindi “all’azione”, per dare risposte concrete ai problemi.
L’impressione che l’immagine scelta esprimesse solidarietà veniva condivisa anche da Claudio Arrigoni, giornalista, scrittore, blogger, nel nostro paese il massimo esperto di sport paralimpico. Per Arrigoni, che è stato consulente per la comunicazione di Com.Par.To, il comitato organizzatore dei Giochi paralimpici invernali di Torino 2006, porre l’accento sulla solidarietà “va benissimo, ma non è il termine fondamentale se parliamo di politica e diritti”, come dovrebbe avvenire nel corso di una Conferenza nazionale.
Le precisazioni sul fatto che il logo intenda in qualche modo “omaggiare” il percorso di condivisione compiuto all’interno dell’Osservatorio nazionale gettano nuove luce sulle intenzioni alla base della scelta compiuta. Peraltro, quello del logo in definitiva potrebbe essere considerato un semplice dettaglio: la cosa fondamentale, sottolineava lo stesso Arrigoni, è che l’appuntamento bolognese abbia successo. E perché ciò avvenga, precisava, sarebbe importante e giusto che i ministri fossero presenti non solo per parlare, ma anche per ascoltare quanti conoscono da vicino la disabilità.
(superabile.it)