Chiesa, Laici e disabilità:”Convenzione sui diritti delle persone con disabilità”

Il 6 dicembre 2013 ricorre il settimo anno della “Convenzione sui diritti delle persone con disabilità”. L’Assemblea generale dell’ONU il 6 dicembre 2006 ha adottato la Documentazione di valenza internazionale , sottoscritta dall’Italia il 30 marzo 2007 a New York, che ha incarnato in legge il 3 marzo 2009, con la Legge n° 18. Il testo in Italia è in vigore dal 15 marzo dello stesso anno, condiviso in 19 paesi dell’ONU, escluso il Vaticano. Dichiarando l’obbiettivo di: proteggere, promuovere ed assicurare pari dignità alle persone con disabilità, richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948, il 20 febbraio 2009 il Parlamento Italiano ha ratificato la  “Convenzione” istituendo un Osservatorio Nazionale sulle persone con disabilità, composto da non più di quaranta persone per un costo di soli 500000 euro dal 2009 al 2014. La Convenzione, con la scusa di lenire il dolore, invece di parlare di Eutanasia e pietà sterili, potrebbe occuparsi, più diffusamente di diversamente abili, senza “far inghiottire” il problema ai meno interessati, a cui questi coglie solo “di sbieco”. In questo (di cui andremo a parlare più avanti), si potrebbe, se non altro, essere in accordo col Vaticano, che non ha firmato gli articoli 23 e 25 della “Convenzione”, laddove prevedono l’applicazione della sterilizzazione, onde frenare handicap genetici, o non fermare forme di eutanasia per evitare la vita senza senso, o l’applicazione dell’aborto selettivo, nell’eliminare le “nascite scomode”. Per chi si interessa all’argomento, queste di tesi sono in contrasto con l’art. 10 della Convenzione, dove viene garantito il diritto inalienabile alla vita. O con l’art. 15 dove nessuno potrà essere sottoposto ad esperimenti medici scientifici. O con il 16, dove si difende ogni forma di: sfruttamento, violenza o abuso.Inoltre è difficile associare alle minorazioni fisiche quelle psichiche, come si sostiene nell’art. 27. Queste modifiche, ai sensi dell’art. 43, riguardo all’aborto, ad ogni forma riproduttiva, non sono ancora avvenute. Per il riconoscimento dell’Handicap mentale non è stato pensato un trattamento adeguato, nemmeno nei riguardi dei familiari che ne sono parte attiva ed integrante. E non si è pensato al trattamento nei confronti di un adeguato comportamento nei riguardi di forme di non intendere che colpiscono i malati psichici più degli altri. Bisogna tener conto che il disabile è colui privato di una forza fisica sopravvenuta o congenita, ma che non ne impedisce lo sviluppo intellettuale. Handicappato invece è colui che ha ricevuto un’inferiorità (esterna od interna), che gli impedisca di manifestare le potenzialità più psichiche che fisiche. La disabilità concerne in un allontanamento dalla società. Attualmente anche la depressione e l’ansia fanno parte dell’Handicap riconosciuto dalla legge 104/92, e ne soffre il 2% della popolazione mondiale (senza considerare l’aumento del fenomeno depressivo di paesi sviluppati). Al mondo: 1500 milioni di persone soffrono di disabilità neuropsichiatriche. 500 milioni di ansia; 83 ml sono ritardati mentali; 30 ml sono epilettici, e 22 milioni schizofrenici.È quindi necessario che ad essi vengano attribuite cure mediche specifiche ed efficaci in tutto il mondo. Nella “Dichiarazione dei diritti dell’handicappato mentale” si parla di offrirgli le stesse opportunità, cure e futuro degli altri esseri umani, già dal 20/12/1971. Viene allora naturale chiedersi se sia giusto considerare questi handicappati come i disabili anche in Italia, dove lo stato dovrebbe rispondere ad un nuovo approccio culturale, elaborando forme di criteri ed investimenti sanitari che tengano conto delle varie differenze di salute di entrambi gli afflitti dal problema. Tra le varie forme di cure sarà necessario occuparsi dello stesso budget economico e quindi simile ed uguale anche in campo clinico e farmacologico e la formazione di un Fondo Economico Finanziario Speciale (che a tutt’oggi non è incluso nel testo della Convenzione), anche con il sostegno dell’ONU per le persone indigenti. Già con la Legge 104 l’Italia si era impegnata ad adottare appropriate misure legislative che però ha lasciato inattese. Nel recupero mentale e fisico poi, gli Stati aderenti si dovranno fare parte integrante in questi recuperi da attuare. La Convenzione invece, nel termine Handicappato mentale, segna un distacco da un approccio medico assistenziale e ad uno legato ai diritti umani. Giampiero Griffo sostiene che in questo compito di tutelare 650 milioni di persone con disabilità nel mondo, la Santa Sede stessa si sia trovata indietro. Griffo parla anche, per l’handicappato mentale di un rappresentante personale che si occupi della vita sociale ed economica del suddetto disabile e che si interessi ad un suo inserimento sociale. Non dovrebbero per queste persone esistere più manicomi o ambienti simili che soggiogassero la persona a mera “cosa” da supportare in uno spazio dove farle semplicemente “passare del tempo” come voglia l’altro, per sua comodità.La Chiesa, da parte sua risponde che si è sempre resa disponibile a conferire con le famiglie degli handicappati mentali soprattutto con gli interventi di papi come Giovanni Paolo II e Papa Ratzinger. Sarebbe opportuno risponde la Chiesa, che si istituisse una “Giornata Internazionale della Malattia Mentale”, seguendo nel far l’esempio di molti disabili o handicappati mentali (quali Van Gogh o Beethoven) che non hanno visto bloccata la loro creatività per questo, e che hanno espresso la loro migliore arte anche con disabilità ed handicap incredibili. (Ma, personalmente, si può dire che fossero stati anche altri tempi?). La Chiesa ha risposto a tali difficoltà di tipo logistico ed umanitario con Petizione n° 1 e n° 9 presso il Senato della Repubblica e la Camera dei deputati.Insomma c’è chi dice la sua e che crede di avere dalla sua ogni “Bene”; ma non è facendosi battaglia che si risolvono i problemi, bensì cercando di venirsi incontro. Se è vero che sia l’area laica che l’area cattolica, a proprio modo, abbiano interpretato ed affrontato, il problema psichico, da disabile mentale qual è chi scrive, (non grave, certo, altrimenti non vi scriverebbe qui), si può garantire che , da un lato, giammai non bisognerebbe affrontare la sperimentazione genetica, e il controllo delle nascite laddove esista un handicappato, ma si garantisce anche che si dovrebbero condurre studi (e proprio ora che si sta avviando il Telethon ne andrebbe parlato), condurre studi si diceva, affinchè queste malattie possano, 1°) non essere più dei nostri giorni, e 2°) che esse fossero curate appropriatamente che è cosa auspicabile e doverosa per un Paese come il nostro. Così, chi in un modo, chi in un altro, sia i laici che la chiesa si sono impegnati e si impegnano in questo senso, ma non si lasci che quel disabile o handicappato mentale, ogni giorno, la giustizia sociale ed economica, nonché il campo della medicina nella cura e nelle ricerche non possa intervenire attivamente.Anche perché, ne siamo certi che la Chiesa, dal canto suo, di questi problemi di natura psichica si sia trovata anche in prima linea e non si sia di sicuro ritratta indietro. Ma è il “Dopo di loro” che ci spaventa , il dopo le famiglie, il dopo anche la stessa chiesa laddove lo abbia fatto, il dopo chi si sia occupato degli handicappati mentali, è questo che mette in allarme, non altro. (Sebbene anche il presente ed il loro passato siano messi in discussione). Dostoijevskij diceva che una società viene giudicata da come tratta i malati mentali, ma sicuramente andrebbe aggiunto che anche e proprio il “dictat” di una speranza aiuti a vivere queste persone, come sosteneva lo stesso Beato Giovanni Paolo II nel suo: “Andiamo avanti con speranza”. Perché è la speranza il fulcro della sostenibilità della storia, è la speranza che aiuta a sognare anche laddove non si possa realizzare una propria e vera aspirazione, è la speranza che porta avanti il mondo e non lascia che torni più indietro. Ed è dove si pongono sogni ed aspettative che ci si può sentire più “Bravi”, più “Belli” e più “Buoni”, (anche se qui lo saremo tutti sempre marginalmente). In una sola parola: più Vivi.
(2righe.com)

di Giovanni Cupidi

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