Arte e Disabilità, la bellezza dell’imperfezione alla Biennale di Venezia

Fino al 29 settembre, in mostra una reinterpretazione del monumento ad Alison Lapper incinta: senza braccia e con le gambe poco sviluppate, è un’artista inglese che usa fotografie, installazioni e pittura per esplorare sé stessa, la propria nudità e il modo in cui la disabilità viene percepita dagli altri
arte disabilità 500

Una gigantesca e moderna Venere di Milo che dall’Inghilterra approda in Laguna e un’installazione che ha per protagonisti i volti e le voci di chi non siamo abituati ad ascoltare. La disabilità sbarca alla Biennale di Venezia: sull’isola di San Giorgio Maggiore, fino al 29 settembre e davanti all’omonima basilica, spazio a Breath (respiro), una reinterpretazione del monumento ad Alison Lapper incinta realizzata dall’artista inglese Marc Quinn in occasione della personale portata in Italia dalla Fondazione Giorgio Cini. Una versione gonfiabile dell’originale – alta 11 metri – che riproduce l’opera installata nel settembre 2005 a Londra, a Trafalgar Square, e che è stata anche al centro della cerimonia di apertura dei Giochi paralimpici 2012.
Una statua che raffigura una persona vera, reale, una donna che ha vissuto con grande coraggio la propria vita e che continua a farlo tuttora. Quinn ha sempre esplorato il corpo umano nel proprio lavoro, inteso spesso come arte di incarnazione. E la scultura della Lapper, che ha posato con il pancione, ne è un esempio: nata senza braccia e con le gambe poco sviluppate, è un’artista inglese che usa fotografie, installazioni e pittura per esplorare sé stessa, la propria nudità e il modo in cui la disabilità viene percepita dagli altri. Cresciuta in un istituto per disabili poi abbandonato all’età di 18 anni per darsi agli studi creativi, nel 1999 ha avuto un figlio. Il suo lavoro, proprio come quello di Quinn, indaga il concetto di fisicità, normalità, deformità e bellezza. (Michela Trigari – SuperAbile Magazine) Comunque la Biennale non è nuova a questo tema.
Nel 1972 Gino De Dominicis espose, pur tra mille polemiche, un ragazzo down seduto su una sedia con una palla e una pietra. Quest’anno “l’handicap” non è più un soggetto/oggetto ma diventa pensiero, parola e immagine grazie a I/O_Io è un altro, progetto sperimentale dell’artista italo-brasiliano César Meneghetti realizzato con i laboratori d’arte della Comunità di Sant’Egidio. Fatta di installazioni audio-video, fotografia e performance, l’opera resterà esposta nel padiglione della Repubblica del Kenya, sull’isola di San Servolo, fino al 24 novembre. Il lavoro di Meneghetti è stato premiato dalla Fondazione Biennale di San Paolo e l’anno scorso ha ricevuto il Globo tricolore.

(affaritaliani.it)

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