Amore, sesso e disabilità: oltre i tabù

Lo Psicologo Giovanni Papa affronta il tema dell’istituzione della figura dell’ Assistente sessuale per disabili intervistando due massimi esperti dell’argomento:  il blogger Maximiliano Ulivieri e la psicoterapeuta Priscilla Berardi 

“Madre di Dio cosa sono gli esercizi di consapevolezza del corpo?”… una citazione dal film “The sessions” in cui il giornalista Mark O’Brien, paralizzato dalla poliomelite e costretto a vivere in un polmone d’acciaio, decide di ricorrere ad una terapista specializzata, quando si rende conto che i suoi desideri sessuali sono forti, ma il suo corpo gli impedisce di soddisfarli!   E così in sei “sessioni” scopre la bellezza del sesso e scopre il proprio corpo.Perché parliamoci chiaramente, lettori cari di Viveur, la bellezza del proprio corpo la si acquisisce soltanto sperimentandosi, facendo con il proprio corpo, osservando il proprio corpo agire e ricevere feedback dalle persone che incontriamo.
Se vi dicessi che anche in Italia associazioni di disabili si stanno battendo per introdurre la figura dell’assistente sessuale per disabili; che a fine 2012 Maximiliano Ulivieri ha proposto una petizione online per istituire tale figura professionale, che tale petizione ha raccolto oltre cinquemila firme, che lo stesso ha creato un sito di  informazione www.assistenzasessualedisabili.it, che un team di lavoro altamente professionale ha realizzato un video documentario sulla vita sessuale e affettiva di persone con disabilità fisica e/o sensoriale all’interno del progetto “Sesso, amore e disabilità”, sareste tanto stupiti? E se aggiungessi che in alcuni paesi europei e cioè la Svizzera, l’Olanda, la Svezia, la Danimarca e la Germania esistono già associazioni di “professionisti del sesso” che prestano ufficialmente questo tipo di servizi assistenziali?
La “verità” è che la maggior parte di voi è rimasto  almeno un po’ sorpreso ( spero nessuno sgomento o scioccato… ) perché quando si parla di disabilità si trascura sempre  la questione legata alla sessualità. Ed è assurdo, se ci riflettete. Ogni essere umano ha diritto a vivere e dare espressione ad una dimensione naturale della propria personalità umana ed emotiva. L’assistente sessuale per disabili è, nei paesi che ho nominato, – ovviamente – una figura che non ha nulla a che fare con la prostituzione. Sono semplicemente  operatori specializzati che si adoperano  affinché la persona con disabilità prenda contatto con il proprio corpo e con la propria sfera sessuale.
Si tratta, anche se il concetto può sembrare quasi rivoluzionario in una paese ancora molto prigioniero di tabù e pregiudizi , di una vera e propria categoria di professionisti  che hanno acquisito competenze in ambito psicologico e medico, per fornire un “accompagnamento erotico”, che va dai baci, massaggi e carezze sino alla masturbazione e al rapporto completo. Viveur Lovezone questa settimana ha deciso d’incontrare proprio Maximiliano Ulivieri -noto  blogger de il Fatto Quotidiano e attivo in molti progetti inerenti i diritti dei disabiliti (https://www.facebook.com/max.ulivieri)  – che ha, come ho accennato, fatto una petizione online per raccogliere firme per istituire la figura dell’assistente sessuale, e Priscilla Berardi, medico e psicoterapeuta che ha pubblicato molto sulla vita sessuale e affettiva delle persone con disabilità. Lei fa parte del team di lavoro che ha realizzato un video documentario sulla vita sessuale e affettiva delle persone con disabilità fisiche e/o sensoriali e il cui sito www.priscillaberardi.it contiene materiale molto interessante relativamente a tale dimensione e all’intreccio esistente tra disabilità e omosessualità.  

Iniziamo a parlare con Maximiliano Ulivieri… 
Viveur: Lei  ha lanciato una petizione online per raccogliere firme per istituire la figura dell’assistente sessuale per disabili. Qual è stata la risposta della gente? 
Maximiliano: Direi ottima. Abbiamo superato le 5 mila firme. Sono però soprattutto lieto dei commenti positivi lasciati nelle forme. E’ un tema complesso, non si può essere tutti concordi, come capita a tutti i temi che dividono i cittadini. 
V. : Quale crede possa essere il “valore aggiunto” di questa figura professionale rispetto ad altre come l’educatore, lo psicologo, l’assistente sociale, il fisioterapista, il medico, il neurologo che già di per sé lavorano con persone disabili?
M.: Tutte queste figure lavorano pensando alla malattia. La sessualità non è una malattia. E’ un desiderio naturale. L’approccio dell’assistente sessuale esula dal concetto di assistito – malato. Fa vivere il corpo di un disabile non solo come fonte di sofferenza ma anche di piacere. 
V: Spesso si parla di far acquisire “consapevolezza” del proprio corpo in merito alle persone disabili senza tener conto dell’importanza di vivere il proprio corpo e così acquisire consapevolezza. Non le sembra che in Italia spesso la consapevolezza sembra scollegata dall’agire? 
M.: A me sembra soprattutto che in certe situazioni, agire non esista proprio. E’ tutta teoria psicologica ma il contatto è dimenticato. E’ però l’assenza di contatto empatico che fa morire piano piano, le emozioni. Che fa dimenticare l’energia più naturale, potente che esista, quella della sessualità

Ascoltiamo ora la psicoterapeuta Priscilla Berardi
Viveur: In linea di massima, come vivono i disabili la propria sessualità?
P.B. : Dipende dal tipo di disabilità, da come viene vissuta la disabilità stessa, dagli incontri più o meno fortunati che si fanno. L’accettazione dei propri limiti e del proprio corpo è, per disabili e non disabili, la condicio sine qua non per poter vivere una sessualità appagante e serena. I disabili che hanno occasione di sperimentare la sessualità all’interno di un rapporto con l’altro, fatto di reciproco rispetto, di complicità e di buona comunicazione, possono vivere le varie sfaccettature e sfumature della sessualità. Ma anche l’altro deve essere dotato di maturità, disponibilità e capacità di abbandonare gli stereotipi. La sessualità va dalla carezza e dall’abbraccio al rapporto completo, nel mezzo c’è una gamma vastissima di modi di dare e ricevere piacere.  
V.: lei ha scritto molto di disabilità ed è un’esperta in questo settore, quale pensa possa essere l’utilità dell’introduzione anche in Italia della figura dell’assistente sessuale per disabili?
P.B:  Credo che la figura dell’assistente sessuale non vada pensata, come molti invece credono, come una persona con cui semplicemente fare sesso. Il rapporto sessuale può esserci come non esserci, ma è solo un aspetto. Il compito più importante è aiutare a conoscere il proprio corpo non solo come luogo del limite, delle difficoltà e del dolore, ma come luogo di piacere, di conoscenza, di gioco, di scambio, di integrità della persona. Ci sono disabili che arrivano ad essere adulti senza poter pensare a se stessi in una dimensione di benessere fisico, dopo un’esistenza in cui il corpo e le sue istanze sono state negate o svalutate. L’assistente deve accompagnare in un percorso di scoperta, di crescita, condurre anche verso un’apertura ad eventuali relazioni. Sarebbe interessante se potesse accompagnare anche i partner delle persone disabili nella costruzione di un’intimità armoniosa e una sessualità soddisfacente.
V. quali ostacoli e problemi potrebbero insorgere con la sua introduzione? 
P.B. Nel momento in cui questa figura venisse introdotta significherebbe aver superato già molti tabù e molte difficoltà. A quel punto ci vorrebbe una buona promozione e informazione presso le famiglie, gli operatori e i disabili stessi sulla possibilità di scegliere questa via. Forse qualcuno si vergognerebbe o si sentirebbe troppo orgoglioso all’idea di aver bisogno di un aiuto per imparare a vivere bene il proprio corpo, ma altri potrebbero accogliere con sollievo questo cammino. E altri potrebbero non sentirne affatto il bisogno. L’importante è che sia garantita la privacy della persona disabile e che le sia fornita la possibilità di accedere all’assistenza sessuale senza dover chiedere a dei caregivers che non approvano. E ci vorrebbe per uomini e donne, omo ed eterosessuali.
Un argomento complesso e delicato, che continueremo ad approfondire la settimana prossima qui su Viveur Lovezone, ascoltando il parere di altri esperti. Perchè è importante che si apra  una riflessione oltre pregiudizi e tabù anche nella nostra città.
(To be continued)  
(viveur.it)

di Giovanni Cupidi

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