Attività individualizzate, programmazione, divisione della classe, vigilanza dei genitori: sono alcune delle strategie per garantire, al tempo stesso, sicurezza e inclusione, Da superare definitivamente l’idea dell’alunno disabile fuori dalla classe e dell’insegnante di sostegno “personale”
Gli alunni con disabilità non saranno obbligati a indossare la mascherina, qualora la loro condizione lo impedisca: una deroga opportuna, che però rischia di diventare ragione di emarginazione e allontanamento, sopratutto nel caso in cui lo studente non sia in grado di mantenere quel distanziamento fisico prescritto dalle normative. Se in questo momento, a due settimane dall’avvio dell’anno scolastico in gran parte d’Italia, il destino di tutti gli studenti è incerto, lo è forse ancora di più quello degli studenti con disabilità. Come si potrà garantire la loro sicurezza e quella dei compagni, senza per fare un passo indietro sul piano dell’inclusione? Il Coordinamento italiano insegnanti di sostegno ha individuato sette punti chiave, attraverso cui suggerisce cosa fare e cosa non fare per realizzare un obiettivo certamente non facile.
Le 4 cose da fare
Tra le “cose da fare”, c’è innianzitutto la personalizzazione delle attività. “Per l’alunno con disabilità possono essere previste attività individualizzate, non condotte unicamente dal docente su posto di sostegno, ma da qualsiasi altro docente della classe alla quale egli/ella è iscritto/a”, spiega Evelina Chiocca, che ha elaborato il documento del Ciis. Secondo, dividere la classe: alla domanda “come fare se l’alunno con disabilità si avvicina ai compagni e, quindi, non mantiene la distanza?”, una soluzione possibile è quella di “ridurre il numero di alunni, ovvero di prevedere la divisione della classe in due gruppi eterogenei per capacità. Uno spazio maggiore favorisce il distanziamento”. Terzo imperativo: programmare. “Le azioni messe in atto non possono essere frutto di improvvisazione: devono essere concordate e progettate, in modo da garantire il diritto alla salute e all’apprendimento di ciascuno e degli alunni con disabilità in particolare. Si aggiunga che programmare le azioni può essere decisamente strategico (è fondamentale, contestualmente, monitorare le azioni progettate e condivise con la famiglia)”. Quarto, il ruolo attivo della famiglia: “Suggeriamo ai genitori di ‘vegliare’. Non è improbabile, purtroppo, che alcuni docenti possano trovare la scusa di allontanare gli alunni con disabilità dalla loro classe, appellandosi al non sapere come gestire gli spazi o all’insufficienza di spazio nell’aula o, addirittura, al rischio per gli altri. Occorre vigilare: non è da escludersi, che ciò possa verificarsi anche in situazioni in cui la questione ‘distanziamento’ non sussista”:
I 3 errori da non commettere
Ed ecco cosa non fare: primo, “pensare di far uscire dalla classe il solo alunno con disabilità, giustificando tale uscita con la ‘mancanza di spazio’ o perché ‘non porta la mascherina’, equivale a discriminazione. E le azioni discriminanti vanno impedite, anche ricorrendo nelle sedi competenti”. Secondo, “pensare poi l’insegnante di sostegno debba occuparsi unicamente dell’alunno con disabilità, come fosse l’unico ‘suo’ insegnante e come se l’alunno fosse il ‘suo’ unico alunno è un’idea da abbandonare. Non solo non è corretto, ma è contrario alle indicazioni delle norme inclusive ritenere che il solo docente di sostegno si occupi dell’alunno con disabilità. Al contrario, vanno promosse azioni inclusive che richiamino alla responsabilità ciascun docente della classe, proprio perché ogni insegnante della classe è insegnante anche dell’alunno con disabilità”. Terzo, “potrebbe accadere che qualcuno si lamenti o avanzi dubbi o richieste sulla presenza dell’alunno con disabilità, palesando preoccupazioni per i propri figli? Ipotizziamolo: ecco, questo tipo di isterie vanno rigettate all’istante – afferma con decisione Evelina Chiocca – Gli alunni con disabilità non sono untori! Non facciamo passare questa falsa idea. E va anche aggiunto che tutti, compresi gli alunni con disabilità, hanno diritto a frequentare la scuola esattamente come i compagni. Ricordiamo che è un diritto costituzionale”.
(redattoresociale.it)