Parte in Australia il primo trial clinico umano di fase I con cellule olfattive nasali per rigenerare il midollo spinale e trattare la paralisi. Un progetto pionieristico della Griffith University che potrebbe rivoluzionare la cura delle lesioni spinali
Le lesioni del midollo spinale sono tra le condizioni neurologiche più invalidanti e difficili da trattare. Secondo le stime, nel mondo oltre 20 milioni di persone convivono con una paralisi dovuta a danni spinali, e ogni anno si registrano più di 900.000 nuovi casi. Per molti, la prospettiva di un recupero funzionale è stata finora remota.
Oggi, però, una nuova frontiera della medicina rigenerativa si apre dall’altra parte del mondo: la Griffith University di Brisbane, in Australia, ha avviato il primo trial clinico sull’uomo che utilizza cellule olfattive prelevate dal naso del paziente per creare ponti nervosi capaci di ricostruire le connessioni interrotte nel midollo spinale.
Come funziona la tecnica delle cellule olfattive per le lesioni spinali
Le cellule usate in questa procedura si chiamano OECs (Olfactory Ensheathing Cells). Sono cellule specializzate che avvolgono le fibre nervose responsabili dell’olfatto, con una caratteristica unica: possono rigenerare e guidare la crescita di nuovi assoni, attraversando anche aree di cicatrice gliale che normalmente bloccano la ricostruzione del tessuto nervoso.
Il processo prevede:
- Prelievo – Le cellule vengono raccolte dalla mucosa nasale del paziente.
- Purificazione – In laboratorio, vengono isolate e preparate per l’impianto.
- Creazione del ponte nervoso – Le OECs vengono organizzate in una struttura tridimensionale lunga 1-2 cm.
- Trapianto – Il “ponte” viene inserito chirurgicamente nel sito della lesione midollare.
- Riabilitazione intensiva – Prima e dopo l’intervento, i pazienti seguono un programma di fisioterapia personalizzato per stimolare la rigenerazione.
l primo trial clinico umano: dettagli e obiettivi
Il trial clinico di fase I/IIa è in corso presso il Gold Coast University Hospital e mira a valutare:
- Sicurezza dell’innesto di cellule olfattive.
- Fattibilità della procedura chirurgica.
- Efficacia preliminare nel migliorare funzioni motorie, sensoriali e autonomia quotidiana.
Caratteristiche principali:
- Disegno randomizzato, controllato e in cieco.
- Reclutamento di pazienti con lesione midollare cronica (più di 4 mesi dal trauma).
- Dose massima: fino a 60 milioni di cellule innestate, in base alla grandezza della lesione.
- Durata intervento: 3-4 ore.
- Riabilitazione: 3 mesi pre-operatori e 8 mesi post-operatori.

Un’eredità di ricerca lunga 30 anni
Il progetto nasce dal lavoro pionieristico del professor Alan Mackay-Sim (1951–2023), che per decenni ha studiato le cellule olfattive e le loro capacità rigenerative. Nel 2014, grazie alle sue ricerche, un paziente polacco, Darek Fidyka, paralizzato dal petto in giù, riuscì a tornare a camminare con un deambulatore dopo un trapianto sperimentale di OECs. Oggi il team guidato dal professor James St John, direttore del Clem Jones Centre for Neurobiology and Stem Cell Research della Griffith University, raccoglie quell’eredità, portandola per la prima volta in un trial clinico strutturato, con fondi federali, statali e filantropici per oltre 14 milioni di dollari.
Perché le cellule olfattive sono così promettenti
Le OECs offrono diversi vantaggi unici nella cura delle lesioni del midollo spinale:
- Capacità di guidare la ricrescita degli assoni lesionati.
- Compatibilità biologica con il sistema nervoso centrale.
- Basso rischio di rigetto poiché prelevate dal paziente stesso.
- Ruolo di supporto metabolico per le fibre nervose circostanti.
Secondo il professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia all’IRCCS San Raffaele di Milano, “l’idea è scientificamente corretta e promettente, ma resta ancora tutta da dimostrare. Il percorso è complesso, ma se funziona avremo compiuto un passo avanti storico”.
Riabilitazione: parte essenziale del trattamento
Il trapianto di cellule olfattive da solo non basta. Per stimolare al meglio la rigenerazione nervosa, il protocollo prevede:
- 3 ore al giorno di fisioterapia, 5 giorni a settimana.
- Allenamenti mirati alla muscolatura residua e all’equilibrio.
- Terapie personalizzate per il recupero di funzioni specifiche come la mobilità delle mani o il controllo di vescica e intestino.
Questa fase è fondamentale perché le cellule innestate possano integrarsi e ripristinare circuiti nervosi funzionali.
Potenziali benefici per i pazienti con paralisi
Per chi convive con una lesione midollare cronica, anche un recupero parziale può avere un impatto enorme sulla qualità della vita:
- Riprendere il controllo della vescica o dell’intestino.
- Riuscire a muovere le mani per compiere gesti quotidiani.
- Tornare a stare in piedi o camminare anche con supporto.
- Ritrovare autonomia e indipendenza nelle attività di tutti i giorni.
Come sottolinea St John, “riconquistare anche solo una parte della propria funzionalità significa aprire un mondo di possibilità e migliorare il benessere emotivo e sociale del paziente”.
Sfide e prospettive future
Sebbene il potenziale sia enorme, restano alcune sfide:
- Dimostrare scientificamente l’efficacia su un campione significativo di pazienti.
- Standardizzare la procedura per renderla replicabile a livello internazionale.
- Ottenere autorizzazioni regolatorie per applicazioni cliniche su larga scala.
Se i risultati del trial saranno positivi, il passo successivo sarà un studio di fase III multicentrico, che potrebbe aprire la strada alla prima terapia cellulare approvata per le lesioni del midollo spinale.
Conclusione: una speranza concreta per la cura della paralisi
Il trial clinico australiano sulle cellule olfattive rappresenta una delle iniziative più promettenti nella storia della cura delle lesioni spinali. Dopo decenni di ricerche e piccoli successi sperimentali, questo studio strutturato potrebbe segnare il punto di svolta nella lotta alla paralisi. Se la procedura si dimostrerà sicura ed efficace, milioni di persone nel mondo potrebbero beneficiare di una terapia che fino a pochi anni fa sembrava fantascienza: ricostruire il midollo spinale e restituire autonomia a chi l’ha persa.
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