Lavoro e disabilità, come misurare l’investimento delle imprese

Le recenti statistiche sulle assunzioni di lavoratori con disabilità evidenziano un incoraggiante crescita del 12,4% nei primi sei mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Nonostante questo segnale positivo – con 264.600 lavoratori disabili in Italia, di cui il circa 66% impiegato nel settore privato – rimane ancora molto da fare per promuovere un’effettiva inclusione sul luogo di lavoro.

La pandemia ha introdotto ad esempio cambiamenti significativi, incluso l’ampio utilizzo dello smart working, aprendo nuove opportunità per favorire ulteriori assunzioni di lavoratori con disabilità e superare i livelli pre-pandemia.

Tuttavia, l’impegno richiesto deve andare ben oltre la mera adozione dello smart working. È cruciale che le imprese investano sull’accessibilità degli spazi e sviluppino una cultura aziendale inclusiva per i lavoratori con disabilità, parallela agli sforzi dei Comuni nell’attuazione del P.E.B.A., il Piano per rimuovere le barriere architettoniche.

Il principio cardine del lavoro degno

Un principio cardine, proposto dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), è quello del “lavoro degno”, che abbraccia opportunità paritarie, scelta libera nell’impiego, retribuzione equa, eliminazione delle discriminazioni, sicurezza sul luogo di lavoro e trattamento rispettoso. Questi principi sono fondamentali per tutti i lavoratori, ma risultano ancora più critici per i gruppi più vulnerabili.

È evidente che il progresso indicato dai numeri richiede uno sforzo più ampio e sistematico da parte delle aziende e delle istituzioni per garantire un ambiente lavorativo veramente inclusivo e rispettoso per tutti.

Lavoro e disabilità
Disabilità e lavoro, come misurare (meglio) l’impegno delle aziende

In particolare, diventa fondamentale valutare l’effettivo impegno delle aziende nell’accogliere persone con disabilità. Le pratiche di assunzione variano considerevolmente: alcune aziende potrebbero assumere individui con disabilità per adempiere a normative senza investire effettivamente nella loro integrazione e sviluppo. Al contrario, altre potrebbero concentrarsi sulla valorizzazione delle competenze e del talento di queste persone, investendo in formazione, adattamenti sul posto di lavoro e politiche inclusive.

Misurare l’effettivo investimento delle imprese in “accomodamenti ragionevoli” e formazione per accogliere individui con disabilità potrebbe fornire un quadro più accurato sull’autenticità e l’impegno di un’azienda nell’inclusione. Questo approccio analitico potrebbe portare a una valutazione più precisa delle politiche aziendali, rivelando se le assunzioni siano motivate da una reale volontà di inclusione e sviluppo delle risorse umane o se siano solo adempimenti normativi o per ottenere vantaggi incentivanti.

La valorizzazione dei talenti

Per abbattere questo problema culturale l’obiettivo è identificare e valorizzare i talenti. Un bell’esempio è la storia di un imprenditore di Lecco che, nella sua azienda manifatturiera, si ritrova con un posto vacante nell’area produttiva. “Una postazione pericolosa, per questo ruolo è necessaria una persona che resti sempre super concentrata e che non si distragga”… è stato assunto un sordo. (ilsole24ore.com)

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