Sulla sedia a rotelle da 5 anni, Valter Mahnic ha inventato un ausilio che ora intende produrre
Tra i ragazzi tetraplegici Valter Mahnic è guardato un po’ come un marziano: in tanti si chiedono come abbia fatto questo trentunenne, colpito da invalidità permanente cinque anni fa, a reagire a un cambiamento così radicale con tanta energia. Lui dice che l’ha aiutato la lettura. «Vedi tutti questi libri di filosofia orientale, psicanalisi, scienze umane – dice davanti a una libreria stracolma –? Sono visioni alternative che mi hanno permesso di affrontare questo grosso cambiamento in modo costruttivo». Tanto da portarlo a darsi un gran daffare per mettere le proprie idee a servizio delle persone che, come lui, devono vivere in sedia a rotelle in un mondo che non è stato pensato per loro, e che con la disabilità non ha grande confidenza.Così Valter, che nel 2011 è stato premiato dalla Junior Chamber Italiana per il suo impegno e i contributi sul tema della disabilità, qualche tempo fa si è improvvisato inventore, costruendo uno strumento utile per risolvere uno dei maggiori problemi per la mobilità di un disabile: quello legato all’uso dei servizi igienici nei locali pubblici. «Per chi vive in carrozzina – racconta Mahnic – ogni spostamento in luoghi pubblici è condizionato dalla presenza o meno di un bagno a norma, che si possa utilizzare. E a Trieste di bagni così ce ne sono davvero pochi. Nel 2009 allora ho iniziato a interessarmi al problema, studiando le possibili soluzioni. Mi sono inventato un oggetto, che ho disegnato e poi costruito, con l’aiuto di un tecnico, nel garage di casa a costi davvero limitati». L’oggetto in questione, per ora un prototipo brevettato da Mahnic, consente a una persona disabile di poter utilizzare anche un bagno non a norma senza doverci perdere ore e in tutta sicurezza. È leggero, piccolo e maneggevole, così da poterlo portare dovunque senza intralci. «Quando ho presentato l’idea all’associazione tetraplegici per capire se potesse interessare – prosegue Mahnic – la risposta è stata subito affermativa e in tanti mi hanno chiesto di poterlo provare».
Ma per la produzione su larga scala servivano finanziamenti, così Valter ha spulciato i bandi regionali dedicati alla promozione sociale, ai giovani, alle categorie protette, ma senza risultato. Ha partecipato però al progetto “Imprenderò”, promosso dalla Regione con vari partner. «Mi è stato molto utile – spiega -: mi sono creato nuovi contatti e i corsi mi hanno fornito un’infarinatura su contabilità, norme, leggi e progettazione per aprire una start-up». Così l’inventore Mahnic ha ottenuto tutte le informazioni necessarie per trasformarsi in imprenditore e a breve aprirà una società con alcuni conoscenti allo scopo di proseguire con la progettazione, sperimentazione e produzione dell’oggetto da lui creato. Per il nome della società si è ispirato a un concetto ebraico: «La chiamerò Tikkun Olam, che significa “guarire il mondo”, a indicare che l’umanità tutta condivide la responsabilità di guarire e trasformare il pianeta». Mahnic quella responsabilità l’avverte tutta.
di Giovanni Cupidi