Comunicato stampa dell’articolo “Behavioral and psychological effects of Coronavirus disease-19 quarantine in patients with dementia” pubblicato su Frontiers Psychiatry
da parte del gruppo di studio SINdem COVID-19, coordinato dalla prof.ssa Amalia Bruni.
Durante il picco della pandemia di COVID-19 le restrizioni imposte dal lockdown hanno indotto un peggioramento dei disturbi comportamentali nei pazienti affetti da demenza.
Lo dimostra una survey del Gruppo di Studio sul COVID-19 della Società Italiana di Neurologia per le demenze (SINdem), condotta su 4.913 familiari e con il coinvolgimento di 87 Centri specializzati in tutta Italia pubblicata sulla prestigiosa rivista Frontiers in Psychiatry.
Lo studio prende vita dall’idea della professoressa Amalia Bruni, presidente eletto SINdem e direttrice del Centro Regionale di Neurogenetica (CRN), che comprende da subito la necessità di trovare un modo per non lasciare da sole le famiglie, in seguito alla chiusura degli ambulatori durante il lockdown. Gli specialisti hanno condotto la ricerca attraverso una intervista telefonica a familiari di pazienti affetti da diverse forme di demenza (Malattia di Alzheimer, demenza a corpi di Lewy, demenza frontotemporale e demenza vascolare), selezionati tra quelli in regolare follow-up presso i Centri per i disturbi cognitivi e le demenze distribuiti in modo omogeneo dal Nord al Sud Italia. Lo scopo è stato quello di raccogliere dati sugli effetti acuti del lockdown nei pazienti con demenza in ambito cognitivo, neuropsichiatrico e di performance fisica, nonché sull’impatto della quarantena nei familiari che seguono in prima linea questi pazienti.
I dati registrati in aprile, ad un mese dall’inizio della quarantena, dimostrano che in oltre il 60% dei pazienti vi è stato un peggioramento dei disturbi comportamentali pre-esistenti o la comparsa di nuovi sintomi neuropsichiatrici. In oltre un quarto dei casi questa nuova condizione era tale da richiedere la modifica del trattamento farmacologico.
In generale i sintomi riportati più frequentemente sono stati l’irritabilità (40%), l’agitazione (31%), l’apatia (35%), l’ansia (29%) e la depressione (25%). La prevalenza dell’aumento dei disturbi psichiatrici era la stessa considerando la distribuzione geografica dei Centri coinvolti e la gravità di malattia, potendo coinvolgere pazienti nelle fasi iniziali o nelle fasi intermedie-avanzate di demenza. Invece, il tipo di disturbo neuropsichiatrico (i sintomi predominanti nello spettro dei disturbi del comportamento) è influenzato da variabili tra cui il tipo di malattia che ha causato la demenza (Malattia di Alzheimer o altre forme) e la sua severità, e il genere sessuale. Ad esempio, avere una Malattia di Alzheimer ha aumentato il rischio di un incremento di sintomi d’ansia e depressione nelle fasi lievi e moderate di malattia e soprattutto nel genere femminile. Nella demenza a corpi di Lewy, una malattia neurodegenerativa con caratteristiche in comune con l’Alzheimer e con il Parkinson, vi è stato un aumento di 5 volte del rischio di presentare allucinazioni visive.
Anche i familiari dei pazienti hanno risentito in modo significativo degli effetti acuti del lockdown con evidenti sintomi di stress in oltre il 65% degli intervistati.
Gli effetti dell’isolamento indotto dal lockdown, con i cambiamenti della routine quotidiana e la riduzione di stimoli emotivi, sociali e fisici, hanno rappresentato un detonatore per l’incremento rapido di disturbi neuropsichiatrici tra le persone più a rischio quali sono gli anziani con deterioramento cognitivo. I dati emersi vanno ora considerati in funzione della riorganizzazione dei servizi assistenziali per le patologie neurodegenerative che dovrà tenere in conto la necessità di monitoraggio e supporto a distanza in modo continuativo e flessibile in base allo scenario epidemiologico futuro.
Questa analisi dei dati ha riguardato una parte della ricerca del gruppo di studio SIndem che ha valutato anche le conseguenze acute del lockdown sul peggioramento cognitivo e nelle performance fisiche (i cui risultati saranno pubblicati a breve).
Una seconda survey è stata somministrata a luglio: valuterà le eventuali modificazioni degli effetti del lockdown a medio termine.
Ecco il link all’articolo originale: https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpsyt.2020.578015/full