Come l’Autonomia differenziata rischia di peggiorare la vita alle persone con disabilità

La riforma dell’autonomia differenziata permetterà alle Regioni di gestire diverse materie, con l’obbligo di rispettare i livelli minimi delle prestazioni (i Lep) stabiliti dal governo. Tuttavia, per quanto riguarda i diritti delle persone con disabilità, emergono gravi preoccupazioni: la legge, nella sua attuale formulazione, rischia di incrementare le disuguaglianze

Fin dalla sua approvazione, la legge sull’autonomia differenziata ha suscitato accesi dibattiti. Tra i sostenitori vi è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, mentre i critici includono le opposizioni, che stanno promuovendo un referendum abrogativo, e molte associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità, le quali evidenziano i rischi legati alla riforma.La diversità nei servizi e nelle prestazioni tra le Regioni potrebbe aumentare le disuguaglianze, peggiorando le condizioni delle persone con disabilità. Il timore principale è che si accentuino le disparità nell’accesso ai servizi essenziali.

I problemi sono numerosi, partendo dall’impostazione generale della legge fino ai dettagli tecnici cruciali. La riforma stabilisce che su 14 materie, incluse quelle socialmente più rilevanti, le Regioni non possano richiedere immediatamente l’autonomia: il governo deve prima definire i Lep, ossia i Livelli essenziali delle prestazioni. Questi rappresentano le prestazioni minime che una Regione dovrà garantire ai cittadini anche dopo l’ottenimento dell’autonomia. Il governo Meloni ha due anni per stabilire questi Lep.

Il problema della verifica del rispetto dei LepPer le persone con disabilità, i Lep possono includere servizi di trasporto, sostegno scolastico e assistenza sociosanitaria domiciliare. Non è chiaro chi e come vigilerà affinché, una volta ottenuta l’autonomia, una Regione rispetti realmente questi impegni. Il monitoraggio dei Lep è affidato alle Commissioni paritetiche, composte da rappresentanti dello Stato e delle Regioni, ma la legge non chiarisce la loro composizione, modalità di funzionamento e garanzie di indipendenza.

Per le Regioni che non richiedono l’autonomia differenziata, in caso di mancato rispetto significativo dei Lep, lo Stato potrebbe ricorrere al potere sostitutivo previsto dalla Costituzione, ma non ci sono ancora indicazioni concrete su come questo avverrà.Pertanto, proprio quando si specifica cosa ogni Regione deve fare per le persone con disabilità, mancano i controlli per assicurarsi che ciò avvenga realmente. Questo potrebbe peggiorare la situazione, penalizzando i territori più poveri.

Autonomia differenziata

Le disuguaglianze tra RegioniIl rischio è che le Regioni più ricche possano gestire liberamente le proprie risorse, mentre quelle più povere devono rispettare vincoli senza avere necessariamente i fondi necessari e senza adeguati controlli sui livelli di qualità. Ciò potrebbe aumentare le disparità nell’accesso ai servizi essenziali, sia tra Regioni diverse che all’interno di una stessa Regione. Servizi come l’inclusione scolastica per studenti con disabilità, i servizi sanitari e riabilitativi, l’assistenza infermieristica domiciliare e i trasporti pubblici accessibili potrebbero variare notevolmente, creando un inaccettabile divario nei diritti delle persone con disabilità a seconda del luogo di residenza.

È importante ricordare che già oggi esistono forti disuguaglianze tra i cittadini, in parte dovute alla incompiuta riforma del titolo V della Costituzione, che ha aumentato le autonomie regionali.È indispensabile definire e realizzare i Lep come condizione preliminare per qualsiasi ulteriore incremento di autonomia, ma è anche necessario comprendere quali azioni concrete intraprenderà lo Stato se le Regioni autonome non rispetteranno gli impegni presi per garantire i Lep. Quando si tratta di diritti e della tutela delle persone più fragili, non è sufficiente affermare che saranno i cittadini, tramite il voto, a premiare o punire i propri rappresentanti.

In conclusione, la riforma dell’autonomia differenziata presenta rischi significativi per i diritti delle persone con disabilità, evidenziando il potenziale incremento delle disuguaglianze tra le Regioni. La legge attuale, pur imponendo il rispetto dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), non offre sufficienti garanzie sui controlli e la verifica del loro rispetto. Le disparità esistenti tra Regioni ricche e povere potrebbero acuirsi, penalizzando ulteriormente i territori meno dotati di risorse.

L’assenza di dettagli chiari sulle modalità di monitoraggio e sull’intervento dello Stato in caso di inadempienza delle Regioni autonome aggrava la situazione, lasciando incertezza sull’effettiva tutela dei diritti delle persone con disabilità. È dunque fondamentale definire chiaramente i Lep e stabilire meccanismi di controllo efficaci per garantire l’uguaglianza nell’accesso ai servizi essenziali, indipendentemente dal luogo di residenza. Solo così si potrà evitare che la riforma diventi una fonte di ulteriori ingiustizie sociali.

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